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martedì 29 maggio 2018

Gioco di parole.

La parola "Comunità" nella rete delle sue implicazioni.
Post di Rosario Grillo
Immagini delle illustrazioni di Marco Somà (qui il sito).
 
Il primo pensiero di Dio fu un angelo.
La prima parola di Dio fu un uomo 
(Khalil Gibran).

Una parola muore appena detta: dice qualcuno. 
Io dico che solo in quel momento comincia a vivere 
(E. Dickinson).

Marco Somà
Oh le parole!
Foglie ramificate di una facoltà privilegiata degli esseri animati: comunicare.
Comunicano gli esseri umani, in diversi idiomi ed anche con il gesticolare.
Comunicano gli animali, e solo pochi linguaggi della loro comunicazione vengono percepiti e compresi dagli umani.
Ma si sospetta che siano molteplici, invece, immediati ed efficaci, i loro modi di comunicare.
Comunicano financo gli esseri vegetali, ed anche lì sono tanti i modi che rimangono segreti agli uomini.
Nella Natura c’è corrispondenza!
Le parole, che sono membra del nostro mutevole linguaggio, si prestano al vasto campionario delle nostre facoltà.
Non dobbiamo, però, sacrificarle all’attività prevalente della ragione.
La fantasia, i sentimenti, la sensazione, hanno libero accesso alle parole. Ed è bene che sia così!
Marco Somà
Un gioco di parole voglio, provvisto di tale predisposizione, provare a fare. Partendo dalla parola chiave: Comunità.
In essa immagino la composizione della preposizione con ed il sostantivo umanità: umanità messa in Relazione.
Lampante conferma della qualità che contraddistingue l’umanità: la relazione.
Visto poi che umanità è, in primis, insieme coeso di uomini, a questi ultimi transita la qualità di cui sopra: la relazione.
Ce ne possiamo servire per refutare la concezione plautina ed anche quella hobbesiana che recitano: homo homini lupus est?
Io spendo una parola (e una bozza di argomentazione) per improntare l’antropologia sulla relazione (amicizia, fratellanza), piuttosto che sull’opposizione ( cattiveria, inimicizia).
Mi soffermo poi ad ornare la Comunità, opportunamente, selezionando ethos, spirito e cuore, e rifiutando sangue ed ogni distintivo di impronta etnica.
Procedendo oltre e staccando la preposizione (con), ad essa possiamo legare (com)-pagnia, o/a.
In questo caso, sembra che la risposta etimologica più convincente sia: cum-panis. Quindi: condivisione del pane (ci porta anche a prendere nota che con-divisione è la divisione che non separa, che unisce invece ).
Marco Somà
Con-sorte: la nostra metà, dentro un’unione di con-vivenza ( non sempre e non solo sfociata nel sacramento del matrimonio), segno di una con-divisione della stessa sorte.
In questo caso, peraltro, ci si può soffermare sull’origine contrattuale del matrimonio (porto ad esempio il mondo romano) ed allargare il ventaglio della con-sorteria, soffermandoci in particolare sul con-sorzio che dà una specifica caratura economica alla con-divisione.
Nello stesso tempo, si può appurare una delle tante radici etiche dell’economia, raccomandando che esse siano tenute presenti.
Coniuge, etimologicamente, risulta da cum-iungo (unisco), quindi uno stare che unisce del tutto.
Pochi esempi, tra tanti, che colpiscono la mia attenzione ed allietano il mio spirito, davanti alla diffusione di tanta com-unione.
In quest’ultima, esaminata in formato maiuscolo: COM-UNIONE¹, momento di unione nell’agape eucaristica, partecipiamo la virtù dell’Amore Universale. Mi fermo qui: il mio giro d'orizzonte non mi ha fatto precipitare dal piano della Relazione, mi ha anzi con-fortato sulla sua presenza e sulla sua resistenza.

Nota.
Marco Somà
1. Nell’occasione della visita a Molfetta, per ricordare don Tonino Bello, il pontefice ha detto : “Pane spezzato”, è “pane di pace”; don Tonino lo ha affermato con forza quando diceva che “la pace non viene quando uno si prende solo il suo pane e va a mangiarselo per conto suo”. Germoglia nella convivialità, nell’atto di condividere il “Pane di unità e di pace”, “chiamati ad amare ogni volto, a ricucire ogni strappo” per mezzo della Parola. Essa serve a “camminare nella via, non per sedersi a parlare di ciò che va e non va”. Quello che realmente importa è lasciarsi plasmare dal cambiamento di vita “richiesto da lui”; andare come Saulo e Ananìa, non autorelegarsi in “spazi rassicuranti”. Divenire “’corrieri di speranza’, distributori semplici e gioiosi dell’Alleluia pasquale”, della parola di Dio che “libera, rialza, fa andare avanti, umili e coraggiosi al tempo stesso”.

6 commenti:

  1. Un grazie immenso a Rossana, che nelle angustie del fine anno scolastico ha riservato tempo ed attenzione per accompagnare il testo con una iconografia leggera e al tempo stesso riflessiva, complemento e vettore di quella grazia che il testo vuole esprimere. Un abbraccio 🌷

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  2. Grazie, Rosario. Relazione condivisione comunità comunione congiunto consorte coniuge conforto….Parole così obsolete in questi giorni di privazione... Gridiamole invece forte. Ognuno di noi è chiamato a continuare a cercare ancora e sempre la speranza, a non a rinunciare all’utopia della fraternità, a non arrendersi ai deliri di masse di zombi manovrati con fili ultravisibili da miserabili burattinai e menzognere marionette. E’ l’ora di ritessere nel nostro quotidiano il “noi” del convivere,, di praticare con rinnovato fervore l’etica comunitaria, la scelta di accogliere, l’economia di comunione, la fede nella periferia del mondo.

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  3. Grazie Gian Maria siamo sulla stessa frequenza “umana e spirituale “, consapevoli con umiltà che questa è la cifra dell’esIstanza.🎁🍃

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  4. grazie per questo meraviglioso articolo e perché profondamente comunità, condivisione -divisione che unisce-, relazione, cammino. e con-forta leggere così.. se ne ha bisogno

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