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mercoledì 27 giugno 2018

Una versione del "sacro". Simone Weil.

Sulle tracce della figura - pensiero e azione - di Simone Weil.
Post di Rosario Grillo
Immagini delle illustrazioni di Pia Valentinis, in Guia Risari, Il taccuino di Simone Weil (qui il sito).

Pia Valentinis, 
Simone Weil
Difficile trovare la misura giusta per parlare di Simone Weil!
Si viene addirittura tentati di dire che lei stessa preparò  le occasioni per rendere ostica l’impresa.
Simone Weil scrisse molto, ma scartò per principio la sistematicità.
Soprattutto è vietato scindere il suo pensiero dalla vita vissuta.
Solo questa “trama“ contiene la chiave ermeneutica della sua opera, che infatti ha un titolo che spicca su tutti: i “Quaderni”, dimostrazione effettuale del pensiero-azione.
Penetrando nel suo stile, nel suo carattere, balza in primo piano l’istanza della autenticità, quasi sconfinante in una ipertrofia dell’io.
Proprio lei che osteggiò il primato del soggetto e si spese per l’affermazione dell’impersonale.
Colta questa piega, se ne evince la risicata consonanza con lo spirito del nostro presente, così tentato dall’individualismo.
Presente in tutti i cimenti significativi (e simbolici) della sua epoca, alla fine consunta dalla sua stessa sete di verità.
Non si lasciò iscrivere a nessuna confessione: pur essendo nel solco del palpitante, cristianesimo primitivo, mai volle compiere il passo, per poter condividere la sorte della diaspora ebraica.
Resta indelebile la cifra del sacro che coltivò e confermò nel segno della “verità, del bene e della bellezza, dando corso nell’ultimo periodo, dagli anni ‘30 al ‘43 (anno della morte), ad una polemica con il “personalismo“, motivata non da stilemi astratti, da lei aborriti, ma dalla severità della sua ricerca di Dio.
In questa prospettiva prescrisse: Attenzione.
La stessa, ma moltiplicata per l’infinito, che aveva insegnato alle sue allieve, nodo della tensione intellettuale ed emotiva che immette al “pensare”.
Se si riesce ad intendere l’opzione, è questa la scelta di fondo: scartare il rituale oggettivante del sapere, di ciò che si chiude al dialogo, e discernere il palpitante in fieri del pensare.
Per la stessa ragione combatté i partiti (1) e i sindacati, addirittura la democrazia, confinando qui il suo pensiero con la stessa radice dell’anatema nietzscheano.
Pia Valentinis, 
Simone Weil e l'hitlerismo
In lei amore, più che volontà di potenza!
Indefessa nel rifiuto della “forza”: quella stessa che aveva stigmatizzato nel poema di Omero (Iliade), la stessa che stava dietro al programma di “dominio del mondo di Hitler (2), ancora quella che stazionava nelle stanze del totalitarismo stalinista.
Fortemente segnata dal tragico delle tragedie greche e dei puri cantori del vero (Shakespeare, Racine) la Parola che si fonde con il Bene, il Bello e si distingue dal linguaggio codificato.
Analogamente cade sotto la sua “mannaia il diritto, che mai può adeguarsi alla Giustizia del Divino.
“E inimmaginabile San Francesco d’Assisi che parla di diritto (3).
Chiudo cercando di rendere il quid misticheggiante dell’Amore, come lo intese Simone Weil. Fluente dal desiderio, elemento insospettabile a prima vista, ma che bisogna leggere come “vena di infinito, del tutto separato da motivazioni soggettive o personali (4)
“Solo l’operazione soprannaturale della grazia fa sì che un’anima passi attraverso il proprio annientamento fino al luogo ove si accede a quel genere di attenzione che è la sola a permettere di essere attenti alla verità e alla sventura. È la medesima per i due oggetti. È un’attenzione intensa, pura, senza movente, gratuita, generosa. E questa attenzione è amore (5)

Pia Valentinis, 
Simone Weil operaia
Nota bene. Più  che in qualsiasi altro caso pesa la biografia. Da essa risaltano la precocità, la verve intellettuale, la conoscenza del mondo classico, in particolare del pensiero greco, la mente matematica (il fratello era un insigne matematico), la vocazione all’insegnamento, Quindi vennero le “prese d’esperienza diretta”: operaia, tra operai, combattente della libertà nella guerra civile spagnola, fiera combattente del regime di Vichy, instancabile ideatrice di “piani di soccorso” nella seconda guerra mondiale. Sostanzialmente morta di inedia, senza sospetto alcuno di “segreto suicidio”.

Note.
1.Manifesto per la soppressione dei partiti politici, Castelvecchio.
2.Le origini dello hitlerismo.
3.La persona e il sacro, p.31
4.Resta lo stigma weiliano sulla Persona concepita come maschera.
5.La persona e il sacro, p.45.

7 commenti:

  1. Un grande grazie a te, Rossana, che hai accompagnato il post con una essenziale, ma calzante serie di raffigurazioni e altrettanto grande per voi due che avete accolto il post di un personaggio “ sempre scomodo”, ma che ci interroga sempre.
    Dovremmo misurarela miseria del nostro tempo dal deserto di queste figure!

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    Risposte
    1. Caro Rosario, anche noi siamo convinti che Simone Weil sia una figura affascinante e sempre attuale. Tanto che tre anni fa avevamo presentato un profilo molto descrittivo sulla vita:
      qui l'articolo
      Il tuo post si pone su un piano più teoretico(con te siamo sempre in sintonia di gusti e interessi). Un abbraccio.

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  2. Grazie, Rosario. Il tuo denso ed efficace saggio su S. Weil avverte che oggi più che mai abbiamo fame di autenticità nella stretta attinenza di pensiero-azione, abbiamo sete di verità, abbiamo bisogno di essere ebrei cattolici comunisti operai pescatori esuli e rifugiati…, ed insieme mistici e combattenti nella scelta intransigente di campo…. A questo proposito lasciami citare - suggello ed emblema di quanto hai scritto - i tre”contatti” di S. Weil con il cattolicesimo, nel segno della scelta degli oppressi e degli “sventurati”, della bellezza, del dolore e dell’amore: i pescatori portoghesi (“il cristianesimo è per eccellenza la religione degli schiavi, gli schiavi non possono non aderirvi, e io con loro”); Assisi e la spiritualità di Francesco (“per la prima volta nella mia vita qualcosa più forte di me mi ha obbligata a mettermi in ginocchio”); Solesmes (“una gioia pura e perfetta nell’inaudita bellezza del canto e delle parole”), dove “il Cristo stesso è disceso e mi ha presa” e, tramite la visione del giovane inglese cattolico che si comunica, impara a memoria la poesia “Amore, mi diede il benvenuto…” di George Herbert.

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  3. Nessun dubbio di stare in sintonia con voi Siamo sulle cime con Etty Hillesum, con Edith Stein....

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  4. Simone Weil guida indispensabile per la sua cultura e per la formazione di docenti universitari....
    Certo... chi ha " sete di verità " non può lasciarsi iscrivere a nessuna confessione..affinché la mente umana sia piena di pensieri...pensieri che debbono scorrere come .." vena d' infinito " .
    E tutto ha un costo....! Simone Weil ha un' ampia formazione culturale non solo per aver studiato... ma anche perché ha conosciuto la scuola del lavoro....
    Grazie a voi ho sottolineato l' importanza della persona e del " come " si può dare alla vita un sano valore....grazie...

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