Ripropongo una riflessione personale su ciò che, per
tante famiglie, compresa la mia, ha rappresentato la grande guerra
Il primo conflitto mondiale, preceduto da una corsa imperialistica, in Africa e non solo ... (G. Scalarini, la spartizione dell'Africa tra Ottocento e inizi Novecento) |
... corsa per l'accaparramento di materie prime e ricchezze... (Scalarini, la logica del possesso e dell'arricchimento) |
Qualcuno vorrebbe che il 4 novembre fosse per tutti
giorno d’esultanza e di celebrazioni della vittoria. Io non ci riesco.
Quale vittoria? Secondo le stime della gran parte degli storici il totale dei morti, tra militari e civili, è compreso tra i 15 e i 17 milioni, di cui circa 1.200.000 italiani (militari e civili). Mio nonno paterno è morto sul Carso nel 1916, lasciando una vedova
22enne (mia nonna), mai risposatasi, e due bambini piccoli.
L'Italia entra in guerra a fianco di Francia, Inghilterra e Russia contro Germania e Austria-Ungheria (Cartolina del 1915: il corteggiamento dell'Italia da parte dei due schieramenti) |
Da allora la mia famiglia è
stata segnata per decenni, e lo è per certi versi ancora oggi, da questo
tragico irreversibile e per noi assurdo e inconcepibile lutto. Così è
stato per centinaia di migliaia di famiglie in Italia e per milioni nel mondo.
L'Italia
entra in guerra il 24 maggio 1915, del tutto impreparata al conflitto. (Le suole di cartone in una vignetta di Scalarini) |
Non ho nessuna voglia di
celebrare questa vittoria sotto nessuna forma, solo ricordare il pianto di vedove ed
orfani prematuramente privati degli affetti più cari a causa di questa ”inutile strage”.
(Scalarini, vignetta del 1914) |
Il biennio rosso? La fame e la
miseria? I calci nel sedere a mio padre, costretto a 10 anni a cercar lavoro,
da parte del suo cosiddetto “principale”, a Cuneo? La crisi del 29?
La rivoluzione russa? L’avvento del fascismo? No, non
ci riesco. E non è solo questione di essere o non essere pacifici e
pacifisti. Certo lo sono: pacifico, ma non pacificato e non liberato
dalle guerre di ieri e di oggi.
Guglielmo II, Kaiser di Germania finisce con il ritorcere contro di sé la sua potenza bellica (J.F.Knott, vignetta del 1918) |
A Cuccaro Monferrato, paese
natale di mio nonno, il mese scorso la mia famiglia, contribuendo finanziariamente, ha partecipato
all'inaugurazione del nuovo parco dedicato alla memoria dei caduti, a nome
dello strazio di centinaia di migliaia di famiglie italiane.
(Scalarini, vignetta sui morti italiani - circa 1.200.000 tra militari e civili - del primo conflitto mondiale) |
E non si tratta di ricordare
solo i caduti, vorrei ricordare anche il ritorno a casa dei combattenti
rimasti vivi alla fine del conflitto. La guerra, oltre ad impegnare ed esaurire
tutte le disponibilità economiche e finanziarie dei paesi in guerra, li aveva
costretti, nella quasi totalità, a gravarsi di debiti pesantissimi; le aziende dovevano affrontare il problema della riconversione da industrie di guerra
ad industrie di pace, con l’aggravante di manodopera qualificata falcidiata
dalla guerra; le campagne, che avevano fornito agli eserciti il maggior numero
di combattenti, presentavano il desolante aspetto delle terre
abbandonate.
La drammatica realtà dei mutilati ... (Scalarini, vignetta che mette in luce il corpo deturpato) |
Nei
paesi vinti ancor più drammatica la situazione a causa delle dure
condizioni imposte dai vincitori. Ovunque i fenomeni tipici del
dopoguerra: inflazione, scarsità di beni di consumo, rincaro spaventoso dei
prezzi. Scampati dalla morte in guerra, i reduci e le loro famiglie dovettero
affrontare una quotidiana lotta per l’esistenza, non meno tragica. Più
drammatico ancora il ritorno dei mutilati e degli invalidi.
Il conferimento della medaglia agli ex combattenti mutilati... (Vignetta contro la guerra di J.F.Sloan, 1914). |
Per
loro la distinzione tra chi aveva vinto e chi aveva perso era insensata:
per tutti l’inserimento nella vita familiare e civile comportò implicazioni
materiali psicologiche e morali che sconvolsero e resero angosciante
l’esistenza quotidiana.
Problematico e difficile il destino di tanti mutilati ed invalidi condannati a vivere giorni stentati e dolorosi, incapaci di riprendere il loro posto nella vita civile e spesso anche nella stessa vita familiare.
Problematico e difficile il destino di tanti mutilati ed invalidi condannati a vivere giorni stentati e dolorosi, incapaci di riprendere il loro posto nella vita civile e spesso anche nella stessa vita familiare.
(Scalarini, la voce pacifista dell'Avanti!) |
Rimangono amarezza e sgomento
per le celebrazioni tronfie di una ipocrita retorica che non costa niente, se
non ai contribuenti. La memoria, quella vera profonda, decisamente si è
affievolita. Amo il mio Paese, l’Italia, non tanto per la vittoria di 96 anni
fa, ma per la capacità della sua gente – i nostri tris/bisnonni, nonni e padri -, anche di fronte alle sconfitte, di non arrendersi
mai, di operare e sperare in un domani migliore per le nuove
e future generazioni.
Giuseppe Scalarini (1873- 1948) è considerato
l'iniziatore, in Italia, della vignetta satirica di argomento politico. Ha
disegnato le sue vignette sul quotidiano del Partito Socialista Italiano, Avanti! tra il 1911 e il 1925. Convinto pacifista e antimilitarista, è stato poi
perseguitato durante il fascismo.
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