Emmanuel Mounier. |
‟Contro la
ricchezza e contro la miseria ad un tempo,
noi conduciamo la rivolta della Povertà,
noi conduciamo la rivolta della Povertà,
di una
povertà dalle forme indubbiamente imprevedibili
che, senza volger le spalle al mondo nuovo,
che, senza volger le spalle al mondo nuovo,
si servirà dell'abbondanza
per
rendersi sempre più feconda nel distacco dai beni materiali"
(E. Mounier, 1935, in Oeuvres, 1961, I; tr. it., p.
410).
Mounier con Lacroix e Domenach. |
M. nasce a Grenoble il 1°
aprile 1905. Da ragazzo spesso accompagna il padre medico nei quartieri
poveri di Grenoble: è per lui il “battesimo di fuoco” con la miseria. Su
volere del padre intraprende gli studi di Medicina, ma prova “orrore” per la
Sorbona, alla vista delle “anime così certe di professori …
Le intelligenze
limitate, gli uomini assisi in cattedra, alla tribuna, nelle loro poltrone, gli
uomini soddisfatti, gli intelligenti, gli u-n-i-v-e-r-s-i-t-a-r-i … non
conoscono l’ospedale se non in seno alla loro commissione di igiene”.
I corsi di filosofia tenuti da
Chevalier lo riconvertono alla filosofia e l’invogliano alla lettura di
Cartesio, Bergson, Blondel, Marcel. Nel Natale del ‘29 riscopre il pensiero di
Ch. Péguy, incontra il figlio con il quale nel ’31 pubblica “La pensèe de
Ch. Péguy”, sottolineando temi che gli saranno sempre cari: l’impegno per i
poveri, il primato della mistica sulla politica, lo spirituale che non è fuori
dal temporale.
Charles Péguy |
Nell’ottobre del ‘32 esce il
primo numero di Esprit (“rivista internazionale edizione francese
rivista non confessionale”) che subito dischiude gli orizzonti: “Refaire la
Renaissance”, riprendere l’ispirazione del rinascimento, la liberazione
dell’uomo naufragato nell’individualismo borghese e nella separazione dell’uomo
dalla comunità. Sin dal primo numero è guardato con sospetto da certa
parte della gerarchia ecclesiastica e da intellettuali cattolici come Mauriac:
incomprensioni che lo accompagneranno per tutta la vita.
La Rivista Esprit. |
Nel n. 6 (“Rottura tra l’ordine
cristiano ed il disordine stabilito”) chiarisce che la rottura è nel prendere
coscienza che questa società è fondata su falsi valori, che dietro un’apparenza
di ordine e democrazia vi è una realtà di ingiustizia sostanziale e di
ineguaglianza, che rende illusoria anche la libertà politica. Rottura dunque
nel senso del primato dello spirituale che si esprime nella comunità,
nell’essere in relazione con gli altri, nel costruire una società di
persone. Coerenti saranno negli anni i dibattiti ed i temi proposti
da Esprit: il lavoro senza significato; l’alienazione nella accumulazione delle
cose, nel consumo, nel conformismo; l’incomunicabilità; la dittatura del
denaro; il falso pacifismo; il militarismo; il borghese come categoria
dello spirito; il capitalismo; il comunismo; il fascismo... Negli anni
raccoglierà gli scritti e i saggi in varie opere, prima fra tutte “Rivoluzione
personalista e comunitaria”.
Persona e comunità sempre unite. |
Nel 1935 sposa Paulette Leclerc, belga:
saranno madre e padre di tre figlie, in primis della “piccola Francoise”,
destinata a vivere in una “misteriosa notte dello spirito”.
L'esperienza del dolore. |
Nel 1939 è la guerra ed
anch'egli viene mobilitato. Nel luglio del ’40, dopo essere stato per
qualche tempo prigioniero, è smobilitato ad Orange; risiede poi con la famiglia
a Lione e sin dall’estate del ’40 prende contatti con i primi movimenti
della resistenza Combat e Temoignage cretien. Decide di
pubblicare Esprit alla luce del giorno, ma il regime di Vichy
nell’agosto del 42 proibisce la rivista.
Periodico clandestino della Resistenza francese. |
Arrestato nel gennaio del ‘42,
viene imprigionato a Clermond Ferrand e rimesso in libertà provvisoria e
in residenza coatta. Nell’aprile, internato a Vals, inizia lo sciopero della
fame (“atto fragile, mezzo povero”, allora inusitato e non banalizzato come
oggi dai media): radio Londra trasmette la notizia, Vichy non vuole
cedere ma poi capitola e l’internamento è revocato.
La Francia occupata dai tedeschi e la Francia di Vichy |
Non è la fine delle persecuzioni: nel
luglio si ritrova in prigione, settore detenuti politici. Qui scrive una parte
del Traitè du caractère. Assolto, nel novembre 42, si rifugia nel
Delfinato, dove porta a termine il Traitè e l’Affrontement.
Legge Nietzsche, Sartre Kierkegaard, i mistici cristiani e mantiene i
contatti con la resistenza lionese.
Il volto dell'uomo. |
Nel ‘44 con la liberazione torna
a Parigi, dove propone l’esperienza di una comunità personalista, in cui vivono
famiglie legate all’amicizia e dal servizio reciproco, nel più grande rispetto
delle libertà personali di ciascuna. A dicembre, sei mesi prima della altre
riviste, Esprit riappare e discute i grandi temi dell’ora: resistenza,
rivoluzione, marxismo e comunismo, esistenzialismo, letteratura,
decolonizzazione, scuola, mondo cristiano e mondo moderno,
personalismo, speranza dei disperati… I suoi scritti ed articoli troveranno compiuta
sistemazione in altre specifiche pubblicazioni (es. Il personalismo).
L'uomo come persona. |
Nel settembre del '49 ha una
prima crisi cardiaca; il 22 marzo ‘50 la morte lo coglie nel sonno. Nell’ultimo
numero di Esprit aveva voluto ribadire il suo punto di partenza, l’opzione
fondamentale per i poveri, aprendo una “cronaca degli schiacciati”: voleva fino
in fondo condividere la loro miseria ed oppressione, la loro speranza di
liberazione, i loro problemi ed le loro lotte.
Dire persona oggi. |
Il tempo ed il mondo di M. sono certamente diversi,
anteriori all’esplosione della globalizzazione, di internet e della tecnologia
informatica. Eppure la coscienza di una crisi non solo economica, ma
epocale, crisi di civiltà, è anche la nostra. Ieri come oggi gli
uomini e le donne vivono la tragicità dell’esistenza: l’angoscia per le
guerre che ancora affliggono da ogni parte il mondo, per la miseria
l’ingiustizia la violenza ancora pervasive, per i volti nuovi della
massificazione nella società liquida.
Il personalismo, come pensiero che pone al centro la persona e la comunità, può essere ancora oggi una risposta alla crisi?
Il personalismo, come pensiero che pone al centro la persona e la comunità, può essere ancora oggi una risposta alla crisi?
Ripensare il personalismo. |
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