La figura di Pedrag Matvejevic: la “jugoslavità”; il socialismo umanitario; l'identità includente del Mediterraneo; la lotta per la libertà; i libri, tra cui "Pane nostro".
🖊 Post di Rosario Grillo
📷 La fotografia di Predrag Matvejevic è tratta dal Corriere della sera/Cultura.
🎨 Le altre immagini riproducono illustrazioni di Stefano Nava (qui il sito).
I
mezzi di informazione non si sono soffermati a sufficienza sulla comunicazione
della morte di Pedrag Matvejevic (7 ottobre 1932 - 2 febbraio 2017).
📷 La fotografia di Predrag Matvejevic è tratta dal Corriere della sera/Cultura.
🎨 Le altre immagini riproducono illustrazioni di Stefano Nava (qui il sito).
Predrag Matvejevic |
Queste
righe vogliono dunque essere innanzitutto un contributo a ricordarne la figura,
a passare velocemente in rassegna i suoi decisivi contributi storici.
Dal
ricordo tracciato da Vittorio Filippi (cliccare qui) traggo innanzitutto la
sua “jugoslavità”, una fede vissuta nel nome dell'unità dei popoli balcanici.
Tanto
più significativa dopo la partecipazione al conflitto mondiale, dove, egli di
provenienza russa, fece il lavoro di “gazzetta” dei partigiani titoisti.
Assunse,
così, attraverso l'esperienza del padre prigioniero nei lager nazisti, un
incrollabile fede nell'unità attraverso la pace, sotto lo scudo della Libertà.
Stefano Nava, Memorie di viaggio |
E
per l'unità jugoslava si spese acquisendo una posizione socialista umanitaria,
non dogmatica.
Inevitabile
il suo scontro con Tito prima, e con i fautori (ed autori) della divisione,
imbevuti di nazionalismo.
Nella
formazione e nei suoi studi acquistò un ruolo centrale l'umanesimo, colto nella
matrice europea, comparata con il laboratorio-fulcro: il Mediterraneo.
A
questo mare dedicò importanti libri, a partire da “Breviario Mediterraneo”.
In
questo mare, per Matvejevic, si concentra un prodotto non artefatto, una
concretazione di civiltà, segno di una identità forte.
Di una identità
includente e non escludente: che, difatti, oggi si riattiva per aprire le
braccia dell'accoglienza ai popoli, emigrati dall'Africa.
Stefano Nava, Terra d'attesa |
Ostinata
e combattiva, tra molti di sorpresa e di disapprovazione, la sua partecipazione
a tale fenomeno.
Da
qui la sua delusione - ricordiamo che prese la cittadinanza italiana - davanti
al recente schieramento, neonazionalista e venato di xenofobia, di tanta parte
della società italiana, riunita sotto un assurdo credo identitario (vetero-cristiano)
contrario all'accoglienza.
Per
questo è opportuno ricordare l'esperienza che egli aveva fatto dell'esilio e di
rifugiato, quando, fin dai tempi di Tito, e poi negli anni della guerra civile, aveva combattuto per la libertà e per la concordia, raccogliendo il tutto nel
romanzo epistolare “Tra asilo ed esilio” (Meltemi).
Ai
regimi che si instauravano nella ex Jugoslavia appioppò a ragione la
definizione di “democrature”, caricature pericolosamente fatali della
democrazia.
Stefano Nava, Pane |
La
chiave di volta si trova in una idea di cultura, che rifugge dall'astratto, che
frequenta e padroneggia il lato materiale: usi,costumi, cibi, convinzioni,
dialetti, viaggi e strumenti di viaggio.
Matvejevic
vede nel pane un cibo universale, sospeso tra divino ed umano, tra rivelazione
e secolarizzazione: codice comportamentale comune a tutto l'essere umano.
Enzo
Bianchi, che ne scrive la prefazione, induce a riflettere sulla radice della
parola com-pagni, per
trarre conferma del dato umanistico incontrovertibile, e segnare con decisione
radicale l'origine prima della relazione umana: pane-amore, pane-accoglienza.
Tra
le righe vi troviamo la ragione della scelta matvejeviciana del socialismo
(libertario si intende). Il pane, perciò, assume la veste del prodotto che non
si presta, in nessun modo, a diventare merce di scambio e quindi di profitto.
Stefano Nava, Mc 6, 37 |
“Il
pane contiene il valore aggiunto di popoli che lo hanno impastato per offrirlo
alla divinità, con gesto di restituzione: con lievito o senza, con sale o
senza, con il sangue o senza. Il cristianesimo nell'eucarestia trasforma il
pane in carne, il carboidrato della terra in proteina celeste. Cristo è manna
che fa il viaggio opposto. Da qui il profumo sacro che accompagna, almeno
accompagnava, il pane sulle mense” (Erri De Luca, postfazione).
Per altri post con le illustrazioni di Stefano Nava:
Profeti oggi, con Péguy.
La memoria e l'albero.
Dare senso alla quotidianità delle piccole cose.
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Per altri post con le illustrazioni di Stefano Nava:
Profeti oggi, con Péguy.
La memoria e l'albero.
Dare senso alla quotidianità delle piccole cose.
Fatica a restare su "pensatori e scrittori" del vicino Est, davvero. Perchè?
RispondiEliminaNon c'è giorno migliore della Domenica per meditare sul pane. Non ne ho in casa. Vado a comprarlo e niente panini. Un bel pane da spezzare virtualmente con voi tutti. Buona Domenica e Cin Cin!
RispondiEliminaGrazie Gianni, buona Domenica!
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