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domenica 25 agosto 2013

Chiacchiera odierna e nostalgia del silenzio.

 
 
 Sa parlare secondo verità soltanto chi prima ha imparato bene a tacere.
Custodire il silenzio significa alimentare la parola. […]
poiché non è parlando che dobbiamo imparare a tacere,
ma tacendo dobbiamo imparare a parlare.
(Gregorio Magno)

 
Ascoltando, in questi giorni di tormentate vicende politiche nazionali,   le interviste ad iosa rilasciate da taluni esponenti di partiti politici, mi è ritornata in mente la celebre espressione di Luigi Einaudi: ”Nessuna  cosa è tanto odiata dai politici quanto il parlare chiaro”. Sembra  che per costoro confrontarsi con noi comuni mortali e sostenere  le loro idee   nulla abbiano   a che fare con il rispetto della nostra intelligenza e con il gusto della verità. Usano le parole come gargarismi linguistici per incantare, confondere,  soffocare, prevaricare. Ognuno prepara il suo gioco:  minacce e ricatti  diventano difesa della democrazia;  la giustizia si trasforma nei loro riguardi in ingiustizia; il reo definitivamente giudicato è vittima di carnefici travestiti da giudici; grazia, indulto, amnistia sono merce di scambio camuffata da  ragion di stato;  la “pacificazione”  diventa sinonimo di connivenza e correità;  gli interessi individuali assurgono a fulcro della politica. L’aria fritta  degli  effetti abbaglianti, degli slogan demagogici e  delle formule incantatorie copre  le menzogne  e si ammanta   di apparenza di solidità,  nel volgare e lucido  disprezzo per  il cervello della gente, che deve essere ad ogni costo liberata  dalla fatica di pensare e ragionare.

Rimane la nostalgia del silenzio. Non il silenzio  come fuga o disamore della parola, ma il silenzio di tutte le persone che ogni giorno testimoniano nella concretezza del loro lavoro, nella semplice trasparenza delle loro parole, la possibilità di  ristabilire le grandezze, ritrovare i centri di gravitazione, dar senso e far crescere in chi le incontra  la speranza.

 





La ricerca del silenzio

 
 

2 commenti:

  1. In un contesto di parole gridate e armate, di parole vuote, slegate dal loro autentico significato, il tema del silenzio meriterebbe una particolare attenzione. Esistono riflessioni sul silenzio?

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  2. La bibliografia sul silenzio è oltre modo vasta, anche se non assordante… Il fascino del tema ha coinvolto schiere di sociologi, psicologi, teologi, biblisti, filosofi, esteti.. E tutti cercano di esplorare il significato ed il valore del silenzio in rapporto al nostro esistere individuale, alla relazione con gli altri, all’ascolto, al gusto della contemplazione e dell’introspezione e, per il cristiano, alla fede e all’incontro con Dio che non può non culminare nell’afasia. Cito, fra le possibili letture, un agile volumetto che ho avuto modo di leggere recentemente, riportando la quarta di copertina: SABINO CALA’, SILENZI Ombre e luci del tacere, ed. Qiqajon, Com.di Bose, Magnano (Bi), 2010: “Il prodigio del silenzio è giungere a parlare tacendo, a essere espressivi senza usare le parole, ad avere una vita silenziosamente eloquente. Il silenzio è un modo diverso di comunicare e, più in profondità, un modo diverso di essere… e di vivere”.

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