Sa parlare
secondo verità soltanto chi prima ha imparato bene a tacere.
Custodire il
silenzio significa alimentare la parola. […]
poiché non è
parlando che dobbiamo imparare a tacere,
ma tacendo
dobbiamo imparare a parlare.
(Gregorio Magno)
Ascoltando, in questi
giorni di tormentate vicende politiche nazionali, le interviste ad iosa rilasciate da taluni
esponenti di partiti politici, mi è ritornata in mente la celebre espressione
di Luigi Einaudi: ”Nessuna cosa è tanto
odiata dai politici quanto il parlare chiaro”. Sembra che per costoro confrontarsi con noi comuni
mortali e sostenere le loro idee nulla abbiano
a che fare con il rispetto della
nostra intelligenza e con il gusto della verità. Usano le parole come
gargarismi linguistici per incantare, confondere, soffocare, prevaricare. Ognuno prepara il suo
gioco: minacce e ricatti diventano difesa della democrazia; la giustizia si trasforma nei loro riguardi in
ingiustizia; il reo definitivamente giudicato è vittima di carnefici travestiti
da giudici; grazia, indulto, amnistia sono merce di scambio camuffata da ragion di stato; la “pacificazione” diventa sinonimo di connivenza e correità; gli interessi individuali assurgono a fulcro
della politica. L’aria fritta degli effetti abbaglianti, degli slogan demagogici e
delle formule incantatorie copre le menzogne
e si ammanta di apparenza di solidità,
nel volgare e lucido disprezzo per il cervello della gente, che deve essere ad
ogni costo liberata dalla fatica di
pensare e ragionare.
Rimane la nostalgia del
silenzio. Non il silenzio come fuga o
disamore della parola, ma il silenzio di tutte le persone che ogni giorno
testimoniano nella concretezza del loro lavoro, nella semplice trasparenza
delle loro parole, la possibilità di ristabilire le grandezze, ritrovare i centri
di gravitazione, dar senso e far crescere in chi le incontra la speranza.
In un contesto di parole gridate e armate, di parole vuote, slegate dal loro autentico significato, il tema del silenzio meriterebbe una particolare attenzione. Esistono riflessioni sul silenzio?
RispondiEliminaLa bibliografia sul silenzio è oltre modo vasta, anche se non assordante… Il fascino del tema ha coinvolto schiere di sociologi, psicologi, teologi, biblisti, filosofi, esteti.. E tutti cercano di esplorare il significato ed il valore del silenzio in rapporto al nostro esistere individuale, alla relazione con gli altri, all’ascolto, al gusto della contemplazione e dell’introspezione e, per il cristiano, alla fede e all’incontro con Dio che non può non culminare nell’afasia. Cito, fra le possibili letture, un agile volumetto che ho avuto modo di leggere recentemente, riportando la quarta di copertina: SABINO CALA’, SILENZI Ombre e luci del tacere, ed. Qiqajon, Com.di Bose, Magnano (Bi), 2010: “Il prodigio del silenzio è giungere a parlare tacendo, a essere espressivi senza usare le parole, ad avere una vita silenziosamente eloquente. Il silenzio è un modo diverso di comunicare e, più in profondità, un modo diverso di essere… e di vivere”.
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