Insieme tessere i fili della vita sociale |
Ho letto, riletto e condiviso l’articolo sul sito
“piazzaduomobiella.it” di ALDO MARIA
VALLI, apparso su “Vino nuovo” il 3 agosto scorso, dal titolo “Chiesa cattolica italiana e
Berlusconi: a quando un esame di coscienza?”
Non è mia intenzione farne una sintesi o tanto meno
una recensione. Lascio ai volenterosi la diretta lettura del testo. Ma una
riflessione la vorrei fare ed offrirla al dibattito virtuale: si deve dialogare
con tutti, ma non si può condividere il cammino con i guitti, i servi, gli opportunisti con le
loro truppe cammellate.
Ho molti dubbi
e poche certezze, mi sforzo – insieme a
mia moglie, i familiari, gli amici - di guardare e leggere il mondo senza
pregiudizio, non mi ritengo migliore degli altri; al contrario sono convinto della profondità
dei miei e nostri limiti anche in seno all’impegno sociale e professionale. Ma
questa coscienza del limite (e del peccato) è stimolo a superarci senza tregua in una dedizione che
vorremmo sempre più lucida, efficace e
disinteressata. Nessuno può essere escluso a priori dalla possibilità di dialogo: vorrei “parlare”
con chiunque, qualunque siano le
convinzioni filosofiche o religiose; vorrei condividere con chiunque responsabilità e rischi, purché insieme si
ritrovino le necessarie “convergenze etiche” ed ognuno sia, secondo le proprie motivazioni e
condizioni, nella comunità elemento attivo, capace di mostrare carattere, di resistere
alle fatiche, alle tentazioni di scoraggiamento e di tradimento.
Le uniche discriminanti che si devono porre riguardano
il significato della politica, che non può venire dalla politica (sarebbe solo
frenesia di organizzazione, bieco arrivismo), ma va oltre, scaturisce dalle scelte fondamentali che
investono il senso che attribuiamo alla
nostra storia personale e comunitaria: l’umanità che vogliamo promuovere, gli orientamenti da dare all’avvenire. Su
questa preliminare questione non è possibile l’incontro con
l’opportunista, il mercenario prezzolato, il servo sedotto, il calcolatore del treno
giusto su cui salire per il proprio tornaconto. E’ invece possibile e
necessario l’incontro tra persone diverse per cultura e fede –
cristiani, laici, atei – ma tutti fermi nella subordinazione della politica ad un’ulteriorità.
Ci sono tanti cristiani per i quali lo specifico è nella sovramotivazione della fede:
nell’intensità del rispetto altrui, nell’acutezza del discernimento, nello
sforzo per concretizzare la fraternità nei rapporti tra culture diverse,
nell’impegno politico e sociale vissuto come servizio disinteressato,
nell’amore per l’avversario e nella
passione evangelica per colui che si proclama nemico, senza
giudicare e tanto meno condannare. Il
loro fondamento è nel Vangelo, nell’attenzione verso coloro che non hanno né
voce né parola, nello schierarsi con gli ultimi e tutti i soggetti delle
Beatitudini, “soggetti più biblici di altri”: i poveri, gli schiacciati, i puri
di cuore, coloro che hanno fame e sete di giustizia, i perseguitati.
E ci sono tante persone per le quali, indipendentemente o
fuori dalla fede, la politica è sempre il penultimo mentre l’etica ed il volto
dell’altro sono l’ultimo; persone che vivono e testimoniano ogni giorno la
loro opzione e passione politica costantemente sorrette da una tensione morale
che non si piega a compromessi; persone che assumono lucidamente le proprie responsabilità
coscienti della solidarietà con il destino della comunità locale e globale. Con
questi uomini e donne ogni cristiano
dovrebbe scegliere di camminare volentieri assieme.
Chi sono gli opportunisti,i mercenari, i servi, i calcolatori? Come si riconoscono, indipendentemente dalla parte in cui si collocano?
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