TUTTI GLI ANIMALI SONO UGUALI
MA ALCUNI ANIMALI SONO PIÙ UGUALI
DEGLI ALTRI
(George Orwell)
“In un antico trattato greco di
caccia e di pesca i due animali che fanno particolare sfoggio di metis [astuzia]
sono la volpe e il polipo. L’astuzia della volpe consiste soprattutto nel
capovolgersi quando l’aquila l’attacca; quella del polipo è di rendersi
imprendibile per le molte forme che assume. Il suo calco umano è l’uomo polútropos,
l’uomo dalle mille risorse. In questi anni si è diffuso lo studio delle
metafore, specie delle metafore animali, nel linguaggio politico. Se ne fa un
uso continuo: si pensi in quanti discorsi politici quotidiani entri per diritto
o per traverso il riferimento ai “falchi” e alle “colombe”. La metafora della
volpe è arcinota. Meno usuale, se non addirittura dimenticata, quella del
polipo. Il polipo è capace di adattarsi alle situazioni più varie, di assumere
gli aspetti più diversi, d’inventare mille movimenti imprevedibili che renderanno
la sua azione più efficace nelle più varie circostanze. Sembra da questa
interpretazione che oggi gli stessi caratteri si attribuiscano piuttosto
all’uomo politico che spregiativamente viene chiamato “camaleonte”. Vorrei
osservare che nessuna di queste metafore animalesche, serpente, volpe, leone,
polipo, camaleonte, potrebbe essere usata per raffigurare l’uomo morale, colui
che agisce in vista del bene universale, e non soltanto di quello della città.
Una prova di più, se ancora ce ne fosse bisogno, della irriducibilità delle
cosiddette virtù politiche nel senso machiavellico della parola alla virtù
morale”.
(Norberto Bobbio, Ragion di
stato e democrazia, in Elogio della mitezza, Il Saggiatore, Milano
2010, pagg. 96-97)
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