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mercoledì 11 giugno 2014

Dialogo con la gioventù ferita e indignata.



Ci sono giovani che si ostinano 
a non essere indifferenti...
Qualche giorno fa un giovane ventenne  così scriveva su questo blog: 
Non riesco ad accettare il fatto che la politica sia una cosa così viziata. La politica è un'attività di cui ogni persona dovrebbe interessarsi, è un aspetto fondamentale che pone in essere la persona nelle sue relazioni con i suoi simili e il mondo che la circonda. […] Ritengo che la politica sia molto lontana dai giovani, perché come giovani non abbiamo le stesse possibilità materiali che hanno gli adulti e quindi non possiamo essere presi in considerazione perché è in nostra possibilità proporre solo idee, prospettive nuove che tanto scomodano il vecchio così ben radicato e consolidato. ...
Giovani che vorrebbero sognare 
e avere voce....

Giovani che non accettano 
il cinismo di tanti adulti...
 ...Si ha paura del nuovo perché si hanno poche garanzie (mai lasciare la strada vecchia per quella nuova). E' anche vero che i giovani di oggi sempre più raramente hanno passione e formazione per essere delle persone critiche sulla politica. L'istruzione è stata declassata, vengono proposti sballi e non più divertimenti per riempire il tempo libero dei giovani, per indurli a non pensare, perché sembra che sia per tutti meglio il fatto che le cose non cambino, oppure non vogliamo prenderci le responsabilità necessarie a farle cambiare, e pur di non sporcarci le mani accettiamo tutto. ...
Giovani che si rendono conto...
...giovani che hanno una percezione molto forte 
del disorientamento del mondo adulto...
Altri giovani... che, invece, stanno affogando...
nello sballo... nello stordimento...
... Mi hanno sempre insegnato che le cose si cambiano proponendosi in maniera attiva e propositiva e non semplicemente criticando in maniera non collaborativa. Noi giovani abbiamo bisogno del supporto dei più grandi per osare ed esprimere le nostre idee. Abbiamo bisogno perché parliamo un linguaggio diverso che spesso non ci permette di comunicare, creando di fatto stratificazioni all'interno della società che favoriscono solo i seminatori di zizzania. Noi giovani siamo ancora capaci di sognare, ma è davvero scoraggiante provare a portare avanti i sogni, resistono solo i sognatori più convinti, ma oggi non è più sufficiente. ...
Giovani che rischiano 
di perdere ogni speranza...
 ... Abbiamo bisogno noi giovani di sapere che voi adulti vi fidate di noi e non che ogni volta ci si trovi di fronte alla necessità di guadagnarsi una gentile concessione di fiducia, che sfinisce le nostre energie ancor prima di aver incominciato a proporre i nostri sogni, le nostre idee. La speranza è sempre l'ultima a morire, e non è davvero solo un proverbio, ma credo che la fiducia sia la moneta che deve circolare in abbondanza per creare una buona rete di relazioni tra le persone e quindi la politica”. 

Giovani che chiedono 
verità e fiducia...


Riflessioni su questo intervento...



Un atto di denuncia ma anche di annuncio. Non so  quanti giovani egli rappresenti con la sua rabbia, le sue aspettative deluse, ma ancor più con la sua speranza per quanto amara, la sua invocazione di fiducia, il suo bisogno di non sentirsi espropriato dei propri sogni e del proprio futuro.
Giovani che vorrebbero 
avere un futuro...
Quali risposte possiamo offrirgli  noi adulti ed anziani che non contiamo nulla, che non abbiamo alcun potere, se non la nostra parola, la nostra intelligenza ed il nostro testardo impegno perché tutti, in primis i giovani, possano esercitare il diritto-dovere costituzionale di  cittadinanza attiva?
Come possiamo intervenire 
noi adulti?
Offrire ciò che chiede: fiducia. Lasciamo ai parlamentari seri, giovani e adulti, varare le giuste norme giuridiche che ridiano fiducia ai giovani e facciano una radicale ripulitura della scandalosa corruttela, sperando che i giovani  rappresentati da Renzi (anche se non è di primo pelo…)  ed i vecchi come Napolitano facciano ciò che deve essere fatto. Ognuno di noi può invece intervenire in  famiglia, nella scuola, nella comunità locale,  ossia in quelle realtà a nostra portata che quotidianamente viviamo e nelle quali possiamo agire.
Il compito di ridare fiducia 
è affidato ad ognuno di noi...
Non è un’impresa facile: i giovani non sono un mondo a se stante, sono immersi nel mondo “liquido” degli adulti, di cui subiscono pregi e difetti, condizioni, contraddizioni. Ogni giorno siamo sopraffatti dalla  spudorata corruzione dilagante, dall’arroganza gerontocratica del potere, dalla disoccupazione giovanile e non solo giovanile, dall’insicurezza permanente, da un’istruzione azzoppata di una “generazione dei monosillabi”, da un tempo libero reso sempre più alienato ed alienante, dalla solitudine  di tante persone, dall’incomunicabilità di insormontabili distanze generazionali. Altro che adulti maestri e testimoni coerenti, figure esemplari, forti ed autorevoli! E’ più che comprensibile la diffidenza dei giovani nei riguardi degli  adulti, che non trasmettono speranza  e nel contempo si lamentano che i giovani non sanno progettare nè guardare a quel futuro di cui sono stati deprivati proprio dagli adulti.
Non è un'impresa facile... 
in un tempo di "crisi" non solo economica...
Eppure questo giovane non accetta di  dare per scontato il conflitto generazionale, per quanto da lui rabbiosamente vissuto sulla propria pelle.  La giovinezza non è in sé una virtù, piuttosto un'opportunità, e la vecchiaia non è una colpa maledetta, piuttosto una diversa altra opportunità. Oggi  ci vuole coraggio  ad essere giovani ed anziani: anziani mai rassegnati, che intendono continuare a testimoniare la volontà di  rendere migliore il mondo; giovani consapevoli e capaci di decisioni radicali e totali  in rapporto  all’intera esistenza,  persone libere che non tollerano  di sottomettersi al ”sono come tu mi vuoi”.
Non è facile ristabilire il giusto rapporto 
tra adulti e giovani...
C’è comunione tra  molti giovani e tanti adulti: certo, non tutti i giovani  e  non tutti gli adulti. Ma proprio in questi giorni 30.000 ragazzi hanno detto “Sì” con coraggio: sono gli scouts italiani, Rover e Scolte, pronti a mettersi in gioco per migliorare il nostro territorio, per costruire un futuro migliore, partendo da un presente accessibile a tutti".

Non è facile rimettersi in discussione... 
in dialogo...
Liberiamoci insieme  da due tentazioni: l’immobilismo  tracotante dei “vecchi”, spesso mascherato dietro un patetico giovanilismo; l’arroganza ignorante dei "giovani" senza memoria, senza conoscenza e consapevolezza critica del passato, persi nello sballo e nella dissipazione di un fantomatico fasullo tempo reale che irreparabilmente fugge a loro insaputa, lasciandoli svuotati. Perché il tempo tutto spiana   e risolve: i vecchi una volta erano giovani ed  i giovani tra un po’ diventeranno vecchi;  le fratture generazionali sono  girandole  di un teatrino sempre dejà vu e i disincanti, le occasioni mancate, la vita sprecata o, viceversa, i sogni e le speranze della gioventù poi ce li ritroviamo tutti, amplificati,  nella vecchiaia.
... in un atteggiamento 
di fiducia reciproca...
Parliamo di fiducia reciproca. La  modalità conflittuale seppellisce il rapporto fiduciario alla base della convivenza sociale. Senza fiducia reciproca, risorsa sociale indispensabile, non c’è speranza e non si fa niente.  Senza primario reciproco riconoscimento di fiducia, senza una necessaria complementarietà non  possiamo vivere, respirare, muoverci  in questo mondo, lavorare, amare, vivere la quotidianità.
Facciamo percepire ai giovani ed agli studenti che possono   trovare nella loro città, nella loro scuola persone adulte che ”scommettono” su di loro,  li responsabilizzano, insieme a loro creano le condizioni perché possano venire allo scoperto, avere voce e parola, incrementare la nostra  e la loro speranza. Percorriamo insieme questo sentiero tutto in salita, per produrre e moltiplicare fiducia, per ritrovare insieme il gusto di accogliere le nostre diversità. Qualcuno deve fare il primo gesto ed il primo passo:  non possiamo non essere noi adulti.  Ho speranza che qui ad Albenga con il nuovo Sindaco ciò possa verificarsi, anche con l’accelerazione dei tempi.  Si può costruire insieme una società inclusiva e capace di fare spazio ai giovani, senza sbarazzarsi degli "anziani", del loro sapere e delle esperienze accumulate negli anni, radicandosi nella storia e nella memoria.
Per costruire insieme una città inclusiva, 
capace di dare spazio a tutti 
e, in particolare, ai giovani.
Quando lavoravo nella scuola vivevo il rapporto docenti-giovani studenti  come un turbine di dare e ricevere,  sbagliare e correggersi, crescere insieme ognuno con i suoi compiti, provare insieme l'emozione dell'apprendimento e dell'insegnamento, sognare e far sognare, dirsi sinceramente la verità, ferirsi anche ma poi per-donarsi reciprocamente: che è quel che succede quando ci si incontra per davvero e niente resta più come prima. Anche per questo ho di quegli anni nostalgia (non rimpianto, perchè la vita continua ed è sempre bella).


Tutte le immagini riproducono vignette satiriche del celebre fumettista e disegnatore Francesco Tullio Altan (Treviso 1942), collaboratore di riviste  quali L'Espresso e Panorama e del quotidiano La Repubblica.


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4 commenti:

  1. Bellissimo articolo, molto interessante!! A parer mio i giovani sanno ancora sognare. Certo non è più come una volta, adesso anche i piccoli ritagli di tempo che potevano servire ad una persona per pensare sono oggi sono occupati dai mezzi di comunicazione di massa (radio, computer, tv). E indubbiamente questi, con le loro informazioni parziali o non veritiere, contribuiscono a far sentire un giovane spaesato. Non esiste più LA VERITà, ma LA VERITà SECONDO TIZIO. Inoltre, il fatto che i giovani tendano a divertirsi con lo sballo è dovuto, a mio avviso, al fatto che nella città di oggi non vi è un vero spazio adatto a loro. Ad esempio non vi sono tavolini con sedie (che io sappia), nè ad Albenga, nè ad Alassio, nè a Ceriale, a meno che non consideriamo quelli dei Bar, ed ecco che lì si coltivano i vizi. Non ci sono parchi avventura, non vengono mai organizzati, tranne in rare occasioni, eventi sportivi, di intrattenimento o di qualunque altro tipo. La voglia di muoversi c'è, oggi la sento molto di più rispetto a qualche anno fa... O si cambia oggi, o il baratro, come già scritto nell'articolo, è inevitabile.

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    1. Caro Matteo, costruire spazi adatti ai giovani è costruire una società a misura di tutti e di ciascuno: un bel sogno, concreto, fattibile, a portata di mano, se solo ci si dà da fare, tutti, in primis i vari responsabili delle politiche giovanili dei comuni citati, a cominciare ovviamente da Albenga. Purché sappiano essere veramente responsabili, ovvero rispondere… Qualche speranza di cambiamento in positivo la stiamo sentendo e coltivando in tanti e questo non è un brutto segno.

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  2. Credo sia già iniziata un'inversione di tendenza, il percorso sarà lungo, non scevro da ostacoli, creati dalla "Vecchia Guardia" che non vuole rinunciare al Potere e con esso i vantaggi che questo Dominio reca loro. Questa classe Politica e, non solo, ha sempre relegato in un angolo i giovani, perchè più energici , ricchi di iniziative e sani principi, che se coinvolti, adombrerebbero questa Casta di gerontocrati, che per decenni ha spadroneggiato con i risultati che sappiamo. Queste megatruffe di cui abbiamo notizia giornalmente, sono un segno di cambiamento: il Popolo è stanco, disilluso, sfiduciato, impoverito, leso nei propri diritti Costituzionali, privato della sua riservatezza personale " In un Paese che decanta la Privacy". Ci hanno lasciato (per ora), i nostri sogni." Io sogno spesso". Sogno un Paese dove esista la Giustizia, quella con la "G" maiuscola, non quella esercitata da taluni magistrati: con la "g" minuscola. Sogno un governo dove la Democrazia appartenga veramente al Popolo. Sogno un Paese dove ladri e delinquenti (politici compresi) vengano carcerati. Un Paese privo di organizzazioni mafiose. Un Paese dove prevalgano l'amore e il rispetto per gli esseri umani. Sogno un tornado che spazzi via questa immondizia, si rassereni il cielo e possano risplendere quei valori propri di un Popolo Civile. " GianMaria ti leggo sempre con maggior interesse. E' un piacere nutrirsi di quel che scrivi e come lo scrivi. Quello che poi c'è nel tuo animo, è un ricchezza di valore inestimabile." Un forte abbraccio per Rossana anche da Enrica.

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    1. “Io sogno spesso” dici. Anch’io: ad occhi aperti e ad occhi chiusi canto il sogno del mondo, come scriveva Turoldo. Sognare è bello, sognare insieme, giovani e meno giovani, è meraviglioso. Continuiamo a sognare. Si sogna perché si spera, si sogna perché non ci si arrende, si sogna perché spesso il sogno vede ciò che è lontano e lo rende prossimo, assumendo il sapore della profezia, che non è fantasia erratica, ma sempre poggia i piedi per terra. Caro Franco, nel ricambiare i nostri più affettuosi saluti ad Enrica ed a Te, condivido la tua convinzione che qualcosa sta cambiando, nonostante la vecchia guardia e la casta dei gerontocrati … Stasera sorrideremo alla vita con maggior convinzione, sognando “un tornado che spazzi via l’immondizia, si rassereni il cielo e possano risplendere quei valori propri di un Popolo Civile”. Un caro abbraccio.

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