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sabato 25 agosto 2018

Pellegrini di ieri e di oggi.

Il profilo specifico del pellegrino, il suo spirito, oggi in gran parte smarrito, ci riportano al senso profondo del viaggio. Con riferimento a Paolo Rumiz.
Post di Rosario Grillo.
Immagini delle opere fotografiche di Jamie Heiden (qui il sito) per gentile autorizzazione.

Jamie Heiden
Non sono tempi di pellegrini, i nostri!
Eppure una figura esemplare di pellegrino manda ancora i suoi “diari di viaggio” e in tanti li leggiamo con interesse e con amore.
Parlo di Paolo Rumiz, instancabile “globe-trotter” sulle strade dell’Europa, dell’Asia, dell’Appia antica, dei fronti della Grande Guerra, della rete delle abbazie medievali.
I suoi quaderni possiedono una pratica di fabulazione non comune: hanno capacità miste di meraviglia, di scandaglio, di denuncia, di amore frugale e di piena condivisione dei ritmi di un tempo. Senza nostalgia retrò, con la consapevolezza dell’appartenenza al tempo presente.
Pellegrino: era un personaggio tipico del periodo antico, in ispecie di quello medievale.
Jamie Heiden
Va inteso non solo nell’orizzonte religioso della spiritualità medievale, quando ci si moveva alla ricerca delle reliquie Sante, con dentro una vaga voglia di allontanare la corruzione della Chiesa e cercare la purificazione, con intenti di esplorazione e, alla lontana, di rinascita.
Una recente visita del suddetto Rumiz ha toccato Orval, monastero al confine tra la Francia e il Belgio. Luogo emblematico dell’attività di “riconquista” portata avanti dall’ordine benedettino sulla scia della regola di San Benedetto.
All’interno di un composito piano di “riconquista cattolica”,  quella promossa dai benedettini fu di rilevante importanza economica e culturale.
Riconquista di suolo, di terra, di campi da coltivare! Di un patrimonio culturale e, innanzitutto, avvio di una integrazione dei cosiddetti “barbari”.
Esaltazione del nesso tra il lavoro e la preghiera, segno di una relazione che ho già analizzato in un precedente post (1).
La preghiera attiva, che confida in Dio, si esplica in un  lavoro metodico ed armonico, consapevole del dono che Dio ha disseminato nella natura.
Il silenzio che circondava questi luoghi si accoppiava facilmente alla metodicità del lavoro e trovava conferma (grazia divina?) nei frutti che riusciva a dare.
Jamie Heiden
Non sarà mai sufficiente il riconoscimento dei meriti storici dell’ordine benedettino!
Rumiz mette in gran risalto inoltre la composizione multiculturale, nel tempo avviata, e gelosamente conservata.
I monaci giungevano da ogni parte (ancora oggi un cedro del Libano testimonia la fede di un monaco da lì giunto), dando abbrivio ad una “communio” europea ,che è conclamata ufficialmente dall'appellativo di “patrono dell’Europa assegnato a San Benedetto.
Segno anche questo del pericoloso sviamento delle attuali istituzioni europee, che non sanno custodire la vocazione e portarla avanti.
Anzi, a fronte del fenomeno delle attuali migrazioni, agiscono con i divieti, con i confini, con atti di esplicita disumanità.
Una domanda si impone: sono questi immigrati i possibili Pellegrini del tempo presente?
Jamie Heiden
Di sicuro non sono alla ricerca di luoghi spirituali. Anzi spesso danno sfogo ad un marchio identitario, frequentemente trovato nella fede islamica.
Ma, si deve riconoscere, esso è causato dalla ostilità che incontrano ed esso  è quindi uno strumento di difesa, che solo nei gruppi terroristi alimenta la “guerra santa”.
Si è sviluppata analoga reazione in molti gruppi di pseudo cristiani, che, a dispetto dell’ecumenismo dell’attuale pontefice, alimentano una risposta di chiusura, di neo integralismo, di assurda difesa dei simboli.
La via dell’incontro, del dialogo è la via maestra del magistero Cristiano, battuta con profitto fin dai tempi di San Benedetto.
Si profila, altrimenti, alterata e snaturata la figura del pellegrino di oggi. Mancando la curiosità spirituale e culturale del viandante di allora, che facilitava la relazione, vagante senza meta, risulta spinto solo da un movimento casuale ed inconsulto, inconsapevole in sostanza, trasparente segno di smarrimento (2).

Note. 
1. Vedi sullo stesso blog il mio Lavoro è preghiera. 
2. Confronta Byung-Chul Han Fare zapping per il mondo. Egli riprende e commenta le notazioni di Z. Bauman, Da pellegrino a turista, in un suggestivo capitolo della sua opera, Il profumo del tempo.

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6 commenti:

  1. Caro Rosario, traspira in ogni riga del tuo scritto la critica accorata a “questa” odierna e contraddittoria globalizzazione, dove non si è capaci di riconoscere se stessi e gli altri (il diverso, lo straniero, il migrante, gli altri indistintamente) come “ pellegrini”. Non solo riconoscere, ma praticare il pellegrinare (“la curiosità spirituale e culturale del viandante di allora”) nel senso da te descritto a proposito dei pellegrini di ieri e dell’emblematica figura di P. Rumiz. Hai ragione: la via dell’incontro, del dialogo è la via maestra: tutta in salita, con tempi lunghi, compito da assegnare alle nuove generazioni, l’unica che nell’odierno disastro italiano possa nutrire le nostre speranze.

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    1. Qualcuno mi confida: siamo in fase di cambiamento...
      Con-fidare ha radice nella Fede. Cambiamento: è segno di crescita, se si tengono saldi valori e principi.
      Il punctum dolens è la massificazione, che invita ad acclamare populismo e leader forte.
      L’invito alla Vita, alla con-versione è rivolto in Prima Persona e chiama in causa Responsabilità Amore e Speranza.
      Simone Weil, che spesso ci è stata d’aiuto, raccomanda ATTENZIONE.
      È l’augurIo che rivolgo a tutti. Grazie Gian Maria 🌈

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  2. Grazie di queste riflessioni del bellissimo breve video che riproporrò nel mio blog. Buon fine settimana.

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    1. Grazie della sua costante attenzione e della partecipazione!

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  3. Siamo caduti nella parte negativa del WEB: non si colloquia piú abbiamo paura del confronto, di guardarci negli occhi Grazie

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    1. È vero: abbiamo paura di guardarci negli occhi!
      L’occhio è specchio dell’anima. Grazie!

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