Lampedusa. |
Lampedusa 12 ottobre 2013 |
Forse
sconvolti dalla potenza del male e dalla nostra impotenza,
trincerati dietro le nostre angosce, sentiamo sempre meno le grida e le invocazioni di aiuto che ci circondano da tutte le parti e che dovrebbero assordarci.
Lampedusa 11 ottobre 2013 |
Prima o poi spegneremo l’audio, passeremo ad un altro canale; di giorno in giorno l’impatto emotivo si smorzerà, presi come siamo - e giustamente - dai mille affanni quotidiani; i morti non faranno più clamore e tutti noi non faremo certo finta di niente, anzi continueremo ad imprecare contro la malvagità delle organizzazioni scafiste ed a denunciare l’inefficacia dei soccorsi, perché non ci disturbino più …
Lampedusa 11 ottobre 2013. |
Non
so sinceramente che cosa ognuno di noi possa fare, che cosa possa fare io,
poveraccio, che ogni giorno mi sforzo di imparare a vivere.
Lampedusa 9 ottobre 2013 |
Almeno potremmo decidere tutti
insieme di non cambiare canale, di non spegnere l’audio, di leggere e
interpretare la realtà senza cinismo, di pensare ogni tanto all’essenziale, di
accogliere le provocazioni di questi morti che implorano da noi il cambio di
mentalità e di rotta.
Lampedusa: i superstiti indagati e i dispersi ricercati! E quei cadaveri dentro al relitto mica la passeranno liscia? vignetta pubblicata su ragusa news, 5 ottobre 2013 |
Così commenta su facebook R. B. oggi 13 ottobre 2013: "Gian Maria... da dove cominciare? A parte una importante e, fortunatamente, attiva minoranza, temo che gli italiani abbiano già da molto tempo cambiato canale...ancor prima della crisi economica...hanno comodamente dimenticato cos' è stata la guerra...i viaggi della speranza...Noi parliamo e diciamo cose che gli italiani non vogliono ascoltare. Da dove cominciare per farsi ascoltare su temi come persona, comunità, patto sociale e globale … umanità".
RispondiEliminaCara Rosi, scelgo di rispondere sul blog per articolare meglio il mio pensiero. Finché ci saranno interrogativi quali tu poni ci sarà speranza: vuol dire che non si è rassegnati, che non ci si sente per nulla pacificati (pacifici, sì!). Da dove cominciare? Non c’è alternativa: ogni giorno la scuola ricomincia; ogni giorno sono tanti i docenti impegnati sul versante della cittadinanza attiva; ogni giorno sono tanti i giovani impegnati in forme di solidarietà (che non significa inerte assistenzialismo) e di volontariato, generatore di coscienza critica e di cambiamento della realtà. Per i media tutto ciò non esiste, ma è realtà vivente. Quanto al male endemico della perdita di memoria, tentazione di tutti, per me l’unica strada che vedo al momento è quella di non consentire a me stesso ed a tutti coloro che mi stanno a cuore di starsene ciechi, muti e sordi in un angolo.
Così commenta L. P. su facebook oggi 13 ottobre 2013: “Molto profondo e interessante! Il fenomeno (e con questa parola non intendo ridurre ciò che accade a qualcosa di sociologico, sterile oggetto di studio) degli sbarchi è il risultato dell'intera Storia occidentale. Purtroppo i frutti della società post-illuministica che arriva fino ai giorni nostri non sono tutti positivi. Anzi, spesso si tenta di giustificare le numerose violenze proprio con la ragione!”
RispondiEliminaGentile sign. Luca, affido al blog una non affrettata risposta. Non posso che condividere quanto afferma sull’uso ambivalente della ragione, soprattutto quando assume il volto della ragion di stato … Sarebbe interessante riproporre a ciascuno di noi ed a tutti l’eterna domanda: che cosa significa oggi pensare? Chissà che cosa non sentiremmo … La mia paura è il sonno della ragione che, come ben sappiamo, prima o poi genera mostri …