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lunedì 28 ottobre 2013

Non ci si salva da soli.


Due racconti, due percorsi opposti ...


Il primo racconto è questo...


C’era una volta una donna cattiva cattiva che morì, senza lasciarsi dietro nemmeno un’azione virtuosa. 


... una donna che aveva sempre ignorato il volto dell'altro ...

I diavoli l’afferrarono e la gettarono in un lago di fuoco. Ma il suo angelo custode era là e pensava: di quale sua azione virtuosa mi posso ricordare per dirla a Dio? Se ne ricordò una e disse a Dio:
“Ha sradicato una cipolla nell’orto e l’ha data a una mendicante.”
E Dio gli rispose:
“Prendi dunque quella stessa cipolla, tendila a lei nel lago, che vi si aggrappi e la tenga stretta, e se tu la tirerai fuori del lago, vada in paradiso; se invece la cipolla si strapperà la donna rimanga dove è ora”.
L’angelo corse dalla donna, le tese la cipolla:
“Su, donna,” le disse, “attaccati e tieni”.
E si mise a tirarla cautamente, e l’aveva già quasi tirata fuori, ma gli altri peccatori che erano nel lago, quando videro che la traevano fuori cominciarono ad aggrapparsi tutti a lei, per essere anch’essi tirati fuori. 


Gli altri si aggraparono ...

Ma la donna era cattiva cattiva e si mise a sparar calci contro di loro, dicendo:
“E’ me che si tira e non voi, la cipolla è mia e non vostra”. 


E' me che si tira fuori, non voi.

Appena ebbe detto questo, la cipolla si strappò e la donna cadde nel lago e brucia ancora. 
E l’angelo si mise a piangere e si allontanò.

F. Dostoevskij, I fratelli Karamazov, vol. II, Garzanti, Milano 1981, pp. 375-376).



C'è poi un secondo racconto ...


Gli altri sono sempre lì.

 C’era una volta un cammello cieco che aveva smarrito la sua carovana. Sospirava e si lamentava, perché la cecità gli avrebbe impedito di raggiungere i suoi compagni.
Ad un tratto si avvicinò una pecora zoppa che aveva perduto il gregge. Sospirava e si lamentava, perché la lentezza le avrebbe impedito di tornare all’ovile del paese prima di notte. Passò di là un vecchio eremita:
“Smettetela di commiserarvi! Il cammello potrà caricare sulle spalle la pecorella: l’uno metterà le gambe, l’altra metterà gli occhi.”


La complementarietà.

E fu così che in meno di un’ora il cammello e la pecora raggiunsero la meta desiderata.

(Le parabole di Anthony de Mello, a cura di Elsy Franco, Piemme).


Ci si salva solo insieme.

Tutte le immagini riproducono opere dell'artista africano Renè Bokoul, oggi profugo in Italia.

Chi desidera intervenire può consultare il post del  22/10/13 oppure semplicemente andare qui sotto su  "commenta come", nel menù a tendina selezionare "nome/URL", inserire solo nome e cognome e cliccare su continua. Quindi può scrivere il proprio contributo sul quale rimarrà il suo nome ed eventualmente, se lo ritiene opportuno, può lasciare la sua mail.

3 commenti:

  1. Due storie che, partendo da immagini di immediata comprensione- persino semplici, ad una prima lettura- sono molto profonde e significative: è la fiducia la chiave di svolta di una vita buona e piena.
    Porto un esempio volutamente provocatore: se portassimo alle estreme conseguenze logiche il non porre fiducia in chi ci sta accanto, non potremmo neppure più sederci a tavola a mangiare, poichè chi ha preparato il pasto potrebbe averlo avvelenato...
    Una vita senza fiducia conduce alla solitudine e alla disperazione.
    Spesso dobbiamo saperci buttare senza paracadute, con la speranza, la fiducia, che qualcuno ci prenderà....
    Fidarci, dunque, tanto nelle piccole, quanto nelle grandi scelte...

    Per quella che è la mia personale formazione ed esperienza, Le cito un episodio che trovo significativo a tal proposito e pure attuale per l'età, il tempo- di scelte, anche fondamentale- che sto vivendo...
    Quando Andrea e Giovanni chiedono a Gesù "Maestro, dove abiti?", Egli risponde "Venite e vedrete", non "abito in tal luogo, in tale via, in tale casa": Andrea e Giovanni si sono fidati!
    Così anche a me, a ciascuno di noi- penso- quando chiediamo "Dove mi porti, Signore?", Egli risponde "Vieni e vedrai"...
    La fiducia, dunque, è elemento caratterizzante di una ricca umanità, attraverso la quale si aprono di fronte a noi ampie prospettive di senso che la trascendono...
    Un caro saluto a Lei e alla prof.,
    Marco


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  2. Caro Sig. Marco, è così: la fiducia è nella nostra vita quotidiana “la chiave di svolta”: nell’amore coniugale, famiglia, amicizia, lavoro; quando salgo sul bus o sul treno e con ciò mi fido del guidatore che non conosco; quando giro per le strade in bici o in moto e do’ per scontato che di quelli che incrocerò, che non conosco, nessuno andrà contro mano; quando acquisto qualsiasi cosa in qualsiasi emporio… E’ quasi una fiducia illimitata, premessa per sopravvivere e socializzare. E infine per il cristiano, ultima e prima, la fiducia profonda che risponde ad un Appello, quella della fede che dà senso alla vita, apre alla speranza ed esige l'impegno dell'amore.

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  3. Mi pare che questi due raccontini si possano leggere almeno a due livelli. Vi potrebbe essere una lettura di tipo etico, anche molto laica: gli altri ci richiamano alle nostre responsabilità, ci rivolgono un comando (coloro che si aggrappano nel racconto di Dostoevskij), ci ricordano la nostra insufficienza (il cammello mette le gambe, la pecora gli occhi).
    Vi potrebbe essere anche una lettura di tipo religioso, quella che Marco propone, e che risulta forse meno immediata ma certamente fondata e profonda. Essa sposta l’attenzione dal piano etico al piano religioso, espresso nella fiducia negata (dalla donna che non si fida dell’angelo, della sua capacità di tirarla fuori dal lago di fuoco) e nella fiducia accordata (dal cammello e dalla pecora che accolgono l’invito del vecchio eremita).
    Non c’è mai un solo piano di lettura: grazie a Marco che ci ha permesso di riflettere su questo.

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