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L'arguzia di Italo Calvino |
A
novant’anni
dalla nascita di Italo Calvino (1923-1985), mi piace
riproporre la pagina sotto riportata, tratta dal suo romanzo “La speculazione edilizia”. L’opera pone in risalto la
spregiudicatezza di un imprenditore edile (Caisotti), ex partigiano, che cinicamente si adegua
alla società del dopo guerra, ben
diversa da quella che i resistenti avevano sognato e per la quale erano saliti in
montagna a combattere. Assume allora valore
emblematico, nel disincanto dell’autore e tra l’indifferenza immemore della
borghesia da lui descritta, il giudizio che
Quinto (un tempo compagno di lotta partigiana, ora creditore e socio in affari da Caisotti turlupinato) esprime su Alcide De
Gasperi (“uomo magro montanaro, onesto, testardo, un po’ ristretto, di non
molte idee ma intransigente in esse, cattolico in una disadorna maniera poco
italiana”). Non so quanti “politici” oggi si ritroverebbero in Caisotti o in De
Gasperi …
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Alcide DeGasperi |
“Quel
giorno era morto De Gasperi. La notizia arrivò coi giornali della sera; il corso era pieno
di gente colorata e chiassosa che tornava dai bagni nella luce cordiale della
sera. Gli strilloni passavano, sventolando i grandi titoli listati a lutto e la fotografia del
defunto. – Morte di De Gasperi! Nuova
vittoria di Coppi! – gridava uno strillone alzando il giornale. – Nuova vittoria di Coppi! – Una bambina si tolse il gelato dalle
labbra, - Di’, papà, è morto De Gasperi!
- Ah sì … -
disse il padre, e guardava i cartelloni del cinema.
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Francobollo con De Gasperi |
A quest’indifferenza Quinto era l’unico che
si sentisse oscuramente offeso, l’unico che ci pensasse, a quel
De Gasperi che la speranza rivoluzionaria della sua giovinezza aveva
considerato un estraneo insediatosi nella storia d’Italia nel momento in cui
doveva essere tutta diversa; ed ora ecco: la borghesia che pochi anni
innanzi lo salutava come suo salvatore,
restauratore dei suoi facili agi, ora l’aveva già dimenticato, aveva
dimenticato la paura (“la paura che le facevamo noi -
pensava Quinto - quando eravamo la speranza”), e adesso sapeva
soltanto che quell’uomo magro montanaro, onesto, testardo, un po’ ristretto, di
non molte idee ma intransigente in esse, cattolico in una disadorna maniera
poco italiana, a loro non era mai stato simpatico”.
(Italo Calvino, La speculazione edilizia, Torino,
Einaudi).
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Monumento di De Gasperi, Piazza Venezia, Trento. |
(Per una riflessione sul concetto
di “borghese” come “categoria dello spirito” si può vedere il post del 12
giugno 2013)
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