Capire chi sono |
Auto - ritratto |
E’ un po’ ridicolo parlare del proprio tempo
come se lo si conoscesse veramente e si sapesse
esattamente quanto di esso è transitorio e quanto permanente, anche se l’accelerazione della
storia è tale che, se prima bastavano
pochi anni, adesso basta ben poco per
trasformare i nostri modi di vivere e
pensare.
Consapevole o meno, sono preso nell’ingranaggio della “rete” informatica, di cui non vedo tutti gli elementi. Seguo la corrente ma non sono in grado di intervenire sul movimento generale: ognuno fa girare la sua ruota senza discutere la direzione seguita o da seguire, perché l’importante è entrare e rimanere nel gioco, mettersi al passo per non essere tagliati fuori.
In qualche modo anch’io sono al servizio di questa rete onnipotente, insieme benefica e malefica e comunque misteriosa, che ci fornisce orizzonti di vita prima mai raggiunti, ma che sfugge al nostro controllo, ci toglie il potere di giudicare, perché non ha interesse a considerarci soggetti responsabili, ma solo utenti o clienti, ovvero consumatori. La mia ambigua partecipazione mi arricchisce e vincola al tempo stesso.
E’ lo stile del nostro tempo, che rende altrettanto ambigua ed ambivalente ogni trasformazione in atto: le relazioni tra le generazioni sono impoverite, ma insieme rese più autentiche; alcune virtù sono celebrate, altre relegate al punto che è impossibile nominarle senza suscitare ilarità; le manipolazioni finanziarie arricchiscono qualcuno e privano altri dei risparmi di tutta una vita; l’amore per il lavoro si trasforma in disoccupazione o - quando va bene - in cassa integrazione; la sicurezza sociale e la tutela pubblica della salute non si sa più che cosa siano; gli analfabeti scompaiono ma rinascono masse di semianalfabeti, quelli che non sanno usare internet o non conoscono l’inglese; le vecchie povertà sono in parte debellate, ma nuove povertà prima mai viste invadono il paese, e così via.
Una mano invisibile trasforma il nostro modo di vivere e pensare? |
Consapevole o meno, sono preso nell’ingranaggio della “rete” informatica, di cui non vedo tutti gli elementi. Seguo la corrente ma non sono in grado di intervenire sul movimento generale: ognuno fa girare la sua ruota senza discutere la direzione seguita o da seguire, perché l’importante è entrare e rimanere nel gioco, mettersi al passo per non essere tagliati fuori.
L'importante per noi è non rimanere fuori ... |
In qualche modo anch’io sono al servizio di questa rete onnipotente, insieme benefica e malefica e comunque misteriosa, che ci fornisce orizzonti di vita prima mai raggiunti, ma che sfugge al nostro controllo, ci toglie il potere di giudicare, perché non ha interesse a considerarci soggetti responsabili, ma solo utenti o clienti, ovvero consumatori. La mia ambigua partecipazione mi arricchisce e vincola al tempo stesso.
Il sonno di chi non sa giudicare. |
E’ lo stile del nostro tempo, che rende altrettanto ambigua ed ambivalente ogni trasformazione in atto: le relazioni tra le generazioni sono impoverite, ma insieme rese più autentiche; alcune virtù sono celebrate, altre relegate al punto che è impossibile nominarle senza suscitare ilarità; le manipolazioni finanziarie arricchiscono qualcuno e privano altri dei risparmi di tutta una vita; l’amore per il lavoro si trasforma in disoccupazione o - quando va bene - in cassa integrazione; la sicurezza sociale e la tutela pubblica della salute non si sa più che cosa siano; gli analfabeti scompaiono ma rinascono masse di semianalfabeti, quelli che non sanno usare internet o non conoscono l’inglese; le vecchie povertà sono in parte debellate, ma nuove povertà prima mai viste invadono il paese, e così via.
Il fatto è che la “rete”, nonostante il suo disordine apparente, ci situa
nel mondo che si va facendo, modifica i nostri punti di riferimento e ci insegna in che modo dobbiamo condurci. E
così ha assunto il compito principale della cultura tradizionale, con una novità rispetto ad essa di non poco conto: l’abolizione
della relazione maestro-discepolo. Non insegna ciò che deve essere, ma mostra
ciò che è e noi, immersi in un’immensa collettività virtuale, a torto o a
ragione ci sentiamo liberi: ognuno di
noi entra ed esce nel circuito della
rete quando vuole e non deve render conto a nessuno; non ci sono più maestri e non ci sono più tabù, nonostante le
apparenti censure ed i “vietato ai minori di 18 anni”.
Poco importa se la rete è piegata a mille servitù e convenzioni, pilotata da abili manovratori più o meno anonimi, celati dietro le loro quinte virtuali; poco importa se ci arricchisce o deforma o fa entrambe le cose. Il fatto è che esiste come realtà reale e non solo virtuale: informa, getta in faccia a noi pubblico virtuale tutto ciò che può colpirlo, senza esclusione di colpi, e trasforma lo spirito del nostro tempo. E’ bene o male? Dipende. Ciò che ci dovrebbe preoccupare è l’opacità di questa “rete” ambivalente: se ci lasciamo intrappolare, nessuno di noi può ritenersi ancora capace di denunciare e di riparare le ingiustizie. Oh, certo, l’ingiustizia e la miseria appaiono in rete, provocano emozioni e sensazioni, ma non è detto che suscitino un nuovo pensiero né un’eventuale azione: si vedono gli orrori, abbondano le immagini di violenza e di oppressione, sappiamo che il male esiste, anche noi siamo nella tempesta, per un po’ ci indigniamo e protestiamo, e poi continuiamo come prima.
Maestro e discepolo. |
Poco importa se la rete è piegata a mille servitù e convenzioni, pilotata da abili manovratori più o meno anonimi, celati dietro le loro quinte virtuali; poco importa se ci arricchisce o deforma o fa entrambe le cose. Il fatto è che esiste come realtà reale e non solo virtuale: informa, getta in faccia a noi pubblico virtuale tutto ciò che può colpirlo, senza esclusione di colpi, e trasforma lo spirito del nostro tempo. E’ bene o male? Dipende. Ciò che ci dovrebbe preoccupare è l’opacità di questa “rete” ambivalente: se ci lasciamo intrappolare, nessuno di noi può ritenersi ancora capace di denunciare e di riparare le ingiustizie. Oh, certo, l’ingiustizia e la miseria appaiono in rete, provocano emozioni e sensazioni, ma non è detto che suscitino un nuovo pensiero né un’eventuale azione: si vedono gli orrori, abbondano le immagini di violenza e di oppressione, sappiamo che il male esiste, anche noi siamo nella tempesta, per un po’ ci indigniamo e protestiamo, e poi continuiamo come prima.
Non so proprio: si tratta di un’arte di mostrare per accecare oppure per vedere meglio? Di una cultura orgiastica che insegna a vedere tutto come se non si vedesse oppure a guardare più in profondità e ad essere “intelligenti” (intus-legere)?
Interrogarsi ... |
E allora che cosa si può dire del
nostro tempo? Semplicemente che ci si
trova davanti non ad un destino da accettare, ma ad un mondo di cui prendere
coscienza critica e le cui benefiche potenzialità vanno esplorate e quelle
alienanti neutralizzate. Soprattutto ci si trova davanti ad una realtà da umanizzare con pervicace
garbo, senza mai demonizzare niente e nessuno.
Tutte le immagini riproducono opere di Pablo Picasso.
Chi desidera intervenire e portare il proprio contributo alla riflessione può trovare le indicazioni tecniche nel post del 22 ottobre 2013, dal titolo: "Agli eventuali lettori. Video guida".
Umanizzare con garbo .... |
Tutte le immagini riproducono opere di Pablo Picasso.
Chi desidera intervenire e portare il proprio contributo alla riflessione può trovare le indicazioni tecniche nel post del 22 ottobre 2013, dal titolo: "Agli eventuali lettori. Video guida".
Il ragionamento sul potere che la rete ha sulle nostre vite chiama in causa una questione sociale e storiografica di dimensioni molto maggiori: il dissidio/dibattito/confronto tra società "antica" e società moderna. Non lo analizzerò certo nella sua interezza: mi limiterò a ragionare sull'aspetto del cambiamento che si è generato.
RispondiEliminaSi potrebbe pensare che non vi sia soluzione di continuità tra l'epoca pre-informatica e quella attuale, attribuendo il fenomeno della rete ad una normale evoluzione della società. Tale pensiero mi ricorda l'idea di Burdach sulla continuità tra Medioevo e Rinascimento. Ma in tal caso si perde irrimediabilmente l'identità dei tanti fattori che caratterizzano un periodo storico. Addirittura spesso c'è necessità di scindere uno stesso fenomeno in componenti più semplici. Nel mondo dell'informatica, si pensi al passaggio dai computer che necessitavano di input a livello di linguaggio di programmazione all'interfaccia diretta. Più recentemente possiamo considerare l'introduzione dei "touch screen". Si può quindi pensare che l'avvento dell'informatica sia una vera e propria Rivoluzione che segue e completa, rinnovandola, la serie delle Rivoluzioni Industriali. Spesso non si parla di Rivoluzione per l'informatica, forse perchè è passato troppo poco tempo. E trovandoci ancora all'interno di essa, è difficile giudicare la bontà o meno dei suoi prodotti. Io stesso, scrivendo qui, sono condizionato dalla rete. Quindi bisogna considerare ogni singola situazione per capire se essa faccia un uso corretto o meno delle possibilità che internet ci fornisce. Ogni nostra azione migliora o deteriora la rete!
LP
Mi sono sempre accostata a questo tema in maniera ambivalente, e forse ancora oggi quando mi domando "E' bene o male?" non so darmi una risposta univoca.
RispondiEliminaLa rete è fatta di tante cose, informazione, intrattenimento, social network, ricerca, pubblicità, giochi, business... quindi è uno strumento molto ampio e probabilmente per capirlo meglio bisognerebbe analizzarlo più profondamente in ogni suo aspetto e in ogni suo settore.
Più in generale credo che sia uno strumento che ha un ottimo potenziale per essere usato in maniera utile e positiva, ma credo che ci manchi una sorta di "libretto delle istruzioni" per poterlo gestire senza rimanerne intrappolati.
Prendere consapevolezza dei rischi e delle ambiguità della rete è a mio avviso il primo passo verso una condizione di uso più appropriato del mezzo.
Nella Sua pubblicazione Lei ha toccato diversi temi che mi sono molto a cuore, e mi è difficile mettere nero su bianco tutti i pensieri che sono scaturiti dalla lettura dell'articolo, e come la prof. Rolando ben sa, purtroppo non sono mai stata molto brava a esporre sinteticamente in maniera ordinata e chiara, quindi proverò a elencare dei punti.
1. modificazione dei punti di riferimento e sostituzione della rete alla cultura tradizionale.
In particolar modo, in questo punto credo che siamo sprovvisti di quel "libretto di istruzioni" di cui parlavo prima. Io proporrei di spendere tra i banchi di scuola qualche lezione volta a spiegare come fare ricerca su internet, quali strumenti possono aiutarci a verificare la veridicità delle fonti, delle citazioni, comparare articoli diversi, suscitando curiosità ma soprattutto dubbi e infine cercando di alimentare il senso critico.
2. abolizione relazione maestro-discepolo
E' un argomento molto interessante, soprattutto per me, che ho dovuto frequentare l’università a distanza e forse più di altri ho sofferto in prima persona questa mancanza.
Oltretutto nel mondo del lavoro sempre più spesso vengono richiesti certificazioni che si ottengono ahimè dopo aver "frequentato" un corso completamente online e il più delle volte molto costoso.
3. le ingiustizie: emozione – azione
RispondiEliminaLa pigrizia forse intrinseca in noi umani combinata alle comodità che ci offrono le tecnologie sono forse la causa principale dell'assenza di una azione concreta contro le ingiustizie che tanto ci indignano.
A volte sono combattuta, ho paura che il continuo tempestamento di immagini e informazioni possano aver colpito così bruscamente la mia sensibilità da aver creato una sorta di corazza che mi protegga, ma che a lungo andare potrebbe trasformarsi in una sorta di indifferenza.
Spesso le immagini di violenza e di oppressione non sono accompagnate da un analisi delle problematiche a cui sono relazionate, e invece di far funzionare il nostro cervello, massacriamo il cuore di emozioni.
Riguardo a questo non ho ancora trovato una soluzione e forse non la intravedo neanche in lontananza, ma sarei molto felice se i lettori del blog volessero aiutarmi a capire che idea si sono fatti.
Infine concludo scrivendo che sono in pieno accordo con le ultime sue righe di chiusura, e aggiungo che avendo dei figli mi rendo conto che ci sono due cose che posso ancora fare: la prima e' dare il buon esempio, come?! condividendo con loro la curiosità verso il mondo che ci circonda, la capacita' di interrogarsi mettendo in dubbio tutto con l'intenzione non di demolire ma di costruirsi piccole certezze e soprattutto assaporando il piacere di un libro preso in prestito in una biblioteca piuttosto che il continuo "navigare" senza meta su internet.
Sicuramente il tempo scorre talmente veloce che è diventato quasi difficile soffermarsi ad analizzare la nostra realtà perché' quest'ultima, nel momento in cui si ottengono delle risposte, è già cambiata.
Forse mi dovrò impegnare a spegnere di più il cellulare, il pc e ascoltare più attentamente i miei figli, confrontandomi con loro potrò imparare a capire meglio il presente e il futuro, più di quanto possa fare io da sola.
Giorgia
Gl’interventi di questi ultimi giorni aprono – a me e spero a chi ci visita - nuove impensate finestre di riflessione e scambi di orizzonti culturali che fanno bene alla salute… Poesia, cuore, intelligenza fanno volare alto a rivedere il sole, fanno toccare con mano che la rete non è il leviatano che potrebbe diventare ma – sicuramente in continuità con tutta la nostra storia culturale - la fattibile via di comunicazione di oggi, capace di autenticità, non impersonale e non mascherata. E’ un non piccolo conforto nel mio piccolo impegno nel mondo, un sorriso alla vita, uno sperare nella nuova generazione che cresce, come i pargoli di Giorgia.
RispondiEliminaI due interventi – di Luca Palazzo e di Giorgia Corridori – mi colpiscono per il richiamo di entrambi alla responsabilità. Per quanto problematica rimanga per ciascuno di noi la possibilità di dominare o, ancor più, di dirigere i meccanismi con cui la rete ci avvolge e coinvolge, vi è un margine di libertà che possiamo esercitare come soggetti che ne decidono l’uso e non semplicemente e solo come oggetti di occulte strategie. E’ una posizione che condivido. Un saluto a tutti e due. In particolare un forte abbraccio a Giorgia che si trova e vive in un’altra parte del mondo, a Sidney, in Australia (… magia della rete!). Rossana Rolando.
RispondiEliminaRicambio l'abbraccio con molto affetto e ringrazio entrambi perche' come in passato continuate a seminare dei granelli di cultura, di esperienza e di passione che noi accogliamo con speranza, stima e attenzione.
RispondiEliminaGrazie,
Giorgia