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Il prestigiatore di turno manipola il nostro bisogno di festa ... |
Oggi sono almeno due le modalità di percepire e vivere la
festa.
La prima, dominante, è vissuta come business-industria che gioca sui bisogni di aggregazione, di svago e di rassicurazione, facendo leva su sentimenti ed emozioni della vita affettiva. L’artificio delle feste,
quasi un’orgia di scadenze che continuamente si assommano alle precedenti, assume
attributi diversissimi: dal Natale alla Pasqua, dalla festa del papà a
quella della mamma e dei nonni, dalla
Befana a s. Valentino alle zucche vuote
di hallowen, al pullulare delle varie “sagre” di carattere alimentare del tartufo, del bue grasso, della rapa, del
carciofo…
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La macchina mitologica coinvolge .... |
Come in una ribalta permanente, la
“macchina mitologica” si espande continuamente, coinvolge nuovi
protagonisti, espone sentimenti, prodotti, età, ruoli, senza sfuggire a interessi occulti, ad
interferenze o manipolazioni, in un’esplosione telematica e mediatica, diurna e
notturna, che ci costringe a passare
ogni giorno di festa a vedere la partita o la televisione o a “chattare” o a
fare pellegrinaggi nei nuovi santuari dei supermercati, degli stadi, della rete virtuale.
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.... espone sentimenti ... |
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... gioca con essi ... |
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... crea mondi artificiosi .... |
C’è una seconda
modalità, meno visibile ma altrettanto
diffusa, come tempo a disposizione per se stessi, per gli altri e per Dio, se
si ha fede religiosa.
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C'è un'altra modalità della festa ... |
A disposizione
di se stessi come riposo e liberazione dall’ansia e pesantezza del lavoro
quotidiano; come ri-creazione di ciò che è autentico - l'arte, la poesia,
la musica, la bellezza - per ri-trovarsi ed orientare la propria vita.
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... vissuta come ri-creazione .... |
A disposizione degli altri come tempo del dare e ricevere, incontro di scambio e
di dono, della responsabilità nei confronti degli altri;
intreccio della parola della fede e della speranza, dell’invocazione e della preghiera; rito che non è nevrotica coazione a ripetere,
ma straordinario momento vitale in ogni
fede aggregativa fuori dalla dispersione
delle attività lavorative quotidiane; tempo della parola corale e pubblica
(predica, comizio, dibattito..), dei sentimenti collettivi, del reciproco “parlarsi” e riconciliarsi; tempo
dell’ascolto che realizza la verità segreta di ogni parola; e, non ultimo,
tempo della ritualità dei pasti consumati insieme, momento
conviviale in cui amici e parenti sono ospiti gli
uni con gli altri, nella metacomunicazione
del vestito della festa.
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... come momento ludico ... |
Essenziale alla
festa è la dimensione ludica: il gioco, la gioia, il divertimento, il riso, la danza, il ballo, la musica, il teatro, il
film ci riportano allo stupore catartico, alla capacità
rinnovata di meravigliarsi, di
guardare il mondo con occhi diversi.
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... di gioia condivisa ... |
Mi pare così di
essere giunto alla verità segreta della
festa: l’incontro tra le persone nella gioia sorridente della gratuità, dell’incontro
agapico, dove affiora l’aspirazione alla
felicità, il presagio di una liberazione e comunione totali e definitive.
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... che rimanda ad armonie perdute ... |
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... e che è simbolo misterioso ... di liberazione ... |
Come ogni
cosa, la festa ha un inizio ma anche una fine che richiama la nostra
finitudine. Domani sarà un altro
giorno, riprenderemo a fare i conti con la durezza della vita. La gioia per quanto intensa è sempre ombrata
e velata dalla consapevolezza che ogni festa rimane sempre un abbozzo. “Quello che insidia ed avvelena in genere la
nostra felicità è di sentire così vicini il fondo e la fine di tutto quanto ci
attrae: sofferenza delle separazioni e dell’usura, angoscia del tempo che
passa, terrore davanti alla fragilità dei beni posseduti, delusione di giungere
tanto presto al termine di quello che siamo e che amiamo […]. Tutte queste ombre svaniscono nelle “confidenze” degli
uomini e delle donne che hanno rischiato se stessi in una realtà che li
sorpassa, in cui si scopre la “gioia dell’Interminabile” (THEILLARD DE
CHARDIN, Rèflexions sur le bonneur, éd. Du Seuil, Paris, 1960, p.65).
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... forse anche di un oltre ... |
Ma questo non è
più terreno della mia riflessione.
Buone feste a tutti!
Tutte le immagini riproducono opere di Hieronymus Bosch (sorprendentemente: 1450- 1516!).
Chi
desidera intervenire può consultare il post del 22/10/13 oppure
semplicemente andare qui sotto su "commenta come", nel menù a tendina
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"Ricordati di santificare le feste"... Mi sono sempre chiesto, gentile Professore, perchè Dio stesso abbia voluto dare un comando agli uomini per ricordare loro la necessità, nel giorno delle Feste, di elevarsi nello spirito rendento santi quei giorni. Non credo di aver raggiunto ancora una risposta completa, ma sono tuttavia convinto che nel mondo e nella società odierna, dove come ben ricordava Lei tendiamo a far festa per qualunque cosa anche snaturandone il significato e spesso con fini puramente commerciali, e dove ci affanniamo continuamente per il raggiungimento dei nostri obiettivi (più o meno nobili), Dio ci voglia ricordare come è nell'Essenza stessa dell'uomo e nelle profonde immensità del suo animo che si celi il motivo per cui merita di essere fatta festa, almeno in alcuni giorni! Così la Festa sarà davvero un momento di elevazione dell'uomo fra gli uomini, nella letizia e nella giovialità che solo essi sanno creare. Auguro anche a Lei felici festività!
RispondiEliminaCaro Sig. Nicola, anch’io mi sforzo ogni domenica di ricercare la verità nascosta (a-letheia, non nascondimento) del “ricordati di santificare le feste”. E’ interessante il legame che Ella pone tra la festa e l’immensità dell’animo umano per cui fare festa diventa la risposta ad una esigenza profonda, che non può trovare appagamento nelle pseudo ricorrenze che il mercato commerciale costruisce e impone. Perciò mi pare seducente il significato della festa come “momento di elevazione fra gli uomini, nella letizia e nella giovialità”, al quale Ella fa riferimento: un elevarsi corale, insieme, come preannuncio di nuove terre e nuovi cieli. Se la creazione di Dio è stata (ed è) un gioioso dono di gratuità, la festa come ri-creazione non può essere diversamente. Un caro saluto.
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