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sabato 28 dicembre 2013

Il nomade Odisseo o Ulisse?


 
Claude Lorrain, 
Partenza di Ulisse dal porto...
Ulisse e Abramo sono  paradigmi  di due modi diversi, per alcuni addirittura  opposti, di esistere e  di vivere il nomadismo.
Entrambi  in viaggio, si allontanano dalla loro patria per altri lidi. Per Ulisse si tratta di viaggio di ritorno  faticoso, problematico - appunto un’odissea - verso la patria conosciuta, di cui soffre la nostalgia. Per Abramo è viaggio di chi, volontariamente o per necessità, si separa  dalla sua terra, muove  verso l’ignoto perché costretto a fuggire dal bisogno  o spinto da una forza interiore,  alla ricerca di una “terra promessa”: nessuna nostalgia, nessun  dolore del ritorno.
Abramo è una figura monolitica, Ulisse invece è personaggio complesso e multiforme, come attesta la ben nota diversità tra  l’Odisseo di Omero e l’Ulisse di Dante. Diverse quindi e anche divergenti   le varietà nomadiche da lui rappresentate.

E’ il nomade  “dal multiforme ingegno”, capace di progettare e di calcolare astutamente, di mascherarsi e di nascondersi.
L'offerta ...
P. Brueghel il Vecchio, Ulisse e Calipso

E’ il nomade smanioso di vivere, avido di provare tutto, girovagando per il mar Egeo della vita ed attraccando ad ogni isola per  gustare  ogni esperienza di vita. 
 ... dell'immortalità ...
H.J.Draper, L'isola di Calipso.
Ma  soprattutto è l’uomo del ritorno, il nomade  che piange e soffre la nostalgia della  sua casa e della sua donna, che antepone alla bellezza divina di Calipso, al dono della immortalità e dell’eterna giovinezza, la sfiorita bellezza della moglie che lo attende da vent’anni. 
... la nostalgia della sua casa ...
J.W.Waterhouse, Penelope e i pretendenti.

 ... l'esperienza dell'ospitalità...
F. Hayez, Ulisse alla corte di Alcinoo.

 P. Lastman, Odisseo e Nausicaa
Ospite di Alcinoo e della tenera Nausicaa, straniero nel paese dei mangiatori di loto, non dimentica il ritorno, resiste  con astuzia ai Ciclopi, sopravvive alla malia della maga Circe e delle Sirene, affronta la discesa agli inferi, dove l’indovino Tiresia gli predice l’ultimo viaggio …
... la seduzione ...
J.W.Waterhouse, Circe offre la coppa ad Odisseo.


... l'incantamento ...
J.W.Waterhouse, Ulisse e le sirene.
E’ il nomade  che rimane solo, dopo la vendetta sterminatrice di Zeus: solo, senza compagni, nudo e vagabondo, gettato sulle sponde di terre dove sperimenta la metamorfosi dell’ospitalità in ostilità.
...l'esperienza dell'inospitalità 
e della ferocia...
W. Turner, Ulisse schernisce Polifemo.
Infine il nomade Odisseo   impone la propria presenza ai Proci,  che inganna nascondendo loro la verità:  il ritorno ad Itaca si conclude con la nemesi e la giustizia sommaria di coloro che hanno irriso l’ospite. Un monito per tutti noi: il prossimo futuro, segnato dal senso della provvisorietà e precarietà di ogni giorno, imporrà il problema dell’ospitalità  tra rigurgiti di barbarie?  

L'Odisseo omerico, l’uomo del  ritorno, non oltrepassa la sfera del sé. Il suo non è un esilio, solo  un lungo sofferto allontanamento cui segue  una perigliosa riappropriazione di  sé nella liquidazione di ogni estraneo. Rimanere centrato su di sè è condizione per  godere di una promessa vecchiaia felice.
... fino alla riappropriazione di sé...
G. Schwab, La strage dei pretendenti.
Odisseo ha un suo fascino discretamente ambiguo, ma mi intriga molto di più il nomade Ulisse di Dante della Divina Commedia (Inf. XXVI): l’uomo del non ritorno, perché non approda  ad  Itaca  e trasforma il suo viaggio in un’avventura “per seguir virtute e conoscenza”:
 
“Nè dolcezza di figlio, nè la pièta

del vecchio padre, né il debito amore

lo qual dovea Penelopé far lieta,

vincer poter dentro da me l’ardore

ch’i’ ebbi a divenir del mondo esperto

e delli vizi umani e del valore”.

Forse questo nomade Ulisse si approssima al nomade Abramo?
Anonimo fiorentino, 
Il naufragio della nave di Ulisse.
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2 commenti:

  1. Abramo mi ricorda Enea, l'Ulisse dantesco mi fa venire in mente Socrate. Enea, come Abramo, compie un viaggio verso l'ignoto, verso una patria che gli Dei (Dio per Abramo) gli hanno assegnato. Quante ansie e tensioni avranno vissuto i due viandanti. Invece Ulisse, conoscendo la sua destinazione, è più consapevole del viaggio che compie. L'Odisseo omerico ha una consapevolezza, un'appercezione in atto, dovuta a ciò che sta vivendo. L'Ulisse dantesco possiede invece un'appercezione assoluta grazie alla lontananza dal mondo dei vivi, al distacco dovuto al trapasso. Non per questo non brucia ancora dell'ardore di conoscenza (infatti è avvolto dalle fiamme!): la sua infinita passione è sopravvissuta alla fine della vita mortale.
    Sono modelli: Abramo, Enea, Odisseo, Ulisse. Ciascuno risponde in modo personale all'inquietudine di fronte all'esistenza. Tutti provano peró tale inquietudine: questo li accomuna. Possiamo aiutarci, nella vita, con questi modelli. Nel nostro nomadismo, nel nostro narcisismo, nella sclerosi della vita quotidiana!

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    1. Buon Anno, caro sig. Luca. Molteplici possono essere i modelli di riferimento, i paradigmi che li rappresentano, le metafore che li narrano… Molteplici e diversi (uno non vale l’altro), anche divergenti, in relazione all’antropologia che li ispira ed ai propri valori di riferimento. Non posso perciò non raccogliere l’invito della sua meditata riflessione, invito che volentieri rilancio: ognuno in questo nuovo anno trovi il suo modello e la giusta risposta alle sue inquietudini esistenziali, in una comune solidale fraterna fusione di orizzonti.

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