Da ogni parte si parla di disagio ... Abel Grimmer, La via del calvario. |
Da ogni parte si
parla di disagio: bambini maltrattati, giovani disoccupati, adulti senza lavoro,
anziani soli, donne sfruttate,
generazioni che non riescono a comunicare ed a capirsi, nuove povertà galoppanti … Parola abusata, ma anche un modo per rendere conto di noi
stessi e decifrare ciò che segna la
nostra esistenza. Che cosa è il
mio, il nostro disagio?
Che cos'è il disagio? Abel Grimmer, Portando la croce. |
... disagio si dice in molti modi .... Abel Grimmer, La torre di Babele. |
Non so se
rispetto al passato il nostro è tempo di un disagio più accentuato, sicuramente è “tempo di privazione” che non
risparmia nessuno, nemmeno i molti che non lo avvertono e non ne hanno coscienza,
perché ignoranza ed incoscienza sono
appunto l’espressione più terribile del disagio.
... coincide con un tempo di privazione... Abel Grimmer, Paesaggio invernale. |
Perché noi
cittadini delle più ricche società mai esistite siamo scontenti del presente e spaventati del
futuro? Che cosa c’è che non va nel mondo cui apparteniamo? Sono forse sintomi le nevrosi collettive, le tensioni sociali
oggi dirompenti, le violenze sui minori e sulle donne, i suicidi, il nichilismo
di certe forme letterarie, artistiche e
filosofiche.
... con la sensazione che il terreno manchi sotto i piedi ... Abel Grimmer, I pattinatori. |
Viviamo un po’
tutti la sensazione che il terreno
manchi sotto i piedi: non si vede chiaro; non si sa più che cosa credere, a che cosa
attenersi; non si è semplicemente modificato questo o quello, ma si è oscurato tutto
l’universo di convinzioni che dava senso
ai nostri impegni e al momento non si riesce a sostituirlo con solide certezze.
Ma nessuno può vivere per lungo tempo senza
dare significato alle cose.
Dobbiamo deciderci: non possiamo
farlo su due piedi, ma è oggi che io devo vivere e dare un senso alle
cose, non domani. Ecco la sofferenza del disagio, la drammaticità delle passioni, il pericolo delle contraddizioni, la sfida delle tensioni sociali. Ma anche la
possibilità di nuovi orizzonti. E’
proprio nella crisi scorgere con
speciale intensità e chiaroveggenza l’essenziale, sentire l’urgenza di radicali
decisioni personali, assumere il coraggio di abbandonare il mondo protetto
delle evidenze anteriori. Così può emergere a poco a poco un nuovo universo di
comprensione, liberante, che ci fa sentire creature nuove e respirare sollevati. Uscire dal
disagio è sperimentare che cosa significhi morire e rinascere. Buon Natale dunque a tutti!
Abel Grimmer è stato un pittore olandese vissuto tra il 1570 e il 1619.
Chi desidera intervenire può consultare il post del 22/10/13 oppure semplicemente andare qui sotto su "commenta come", nel menù a tendina selezionare "nome/URL", inserire solo nome e cognome e cliccare su continua. Quindi può scrivere il proprio contributo sul quale rimarrà il suo nome ed eventualmente, se lo ritiene opportuno, può lasciare la sua mail.
... ma nessuno può vivere per lungo tempo nell'oscurità .... Abel Grimmer, La parabola dei ciechi. |
.. uscire dal disagio ... rinascere .... Abel Grimmer, Tempo di primavera. |
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La tematica della rinascita è presente non solo nella Religione cristiana, ma anche nella mitologia greca ed egizia. Esempi sono i miti della nascita di Dionisio e del ritorno in vita di Osiride. Dunque è sempre esistita nella Storia la necessità di un ritorno alla vita. Così come è sempre esistito il disagio, la noia, il "sibi displicere", per ricordare una tematica cara a Seneca.
RispondiEliminaRicordo "In memoria", la poesia in cui Ungaretti descrive il disagio del suo amico Moammed Sceab. Il suicidio è stata la drammatica risposta all'inadeguatezza che provava nei confronti della società.
Esistono certo risposte più ottimistiche. Serve responsabilità. Con questo non dico che il gesto di Moammed sia stato segno di irresponsabilità. Esso ci insegna quanto possa diventare grande il dramma umano.
La responsabilità ci aiuta ad offrirci agli altri. Anche Sartre, pur uguagliando dapprima l'ubriacarsi in solitudine alla guida dei popoli, successivamente recupera la responsabilità nell'uso della libertà infinita di cui l'uomo gode!
Caro sig. Luca, bella la sua carrellata storico-filosofica e letteraria. Ma a questo punto, pensando soprattutto al mio disagio sempre ricorrente e mai definitivamente risolto, mi si impone – si fa per dire – una provocazione: che cosa è per i giovani di oggi, per Lei, il disagio? Solo – si fa per dire – “noia, sibi displicere, drammatica inadeguatezza”? O altro e più nascosto o insieme indecifrabile e quasi effimero? Non si senta obbligato a raccogliere la sfida. Il silenzio è pur sempre una risposta, non necessariamente negativa.
RispondiEliminaoh beh..che io arrivi qui a 5 anni da questa pubblicazione senza nemmeno un commento? anch'io leggendo pensavo -ma che bella carrellata storico filosofica-...così, pensando (e 2) al mio disagio -già chiamarlo tale è pure e puro eufemismo- sempre ricorrente e mai definitivamente risolto...accade poi che(si)rinasca.
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