A tutte le donne perseguitate,
violentate,
discriminate,
violentate,
discriminate,
non ancora libere ...
... la farfalla, simbolo di rinascita e di libertà... (M. J. Heade, Farfalla blu) |
... a tutte le donne ... (Odilon Redon, Farfalle) |
... che ancora non sono libere ... (W. von Kaulbach, Farfalle) |
Non
sapevo nulla di Bronislawa Wajs, detta
Papusza (1910? – 1987) fino a qualche tempo fa. Poi, tramite facebook, la scoperta grazie ad un’amica della
Comunità di S. Egidio.
Papusza era una gran bella donna e per questo la chiamavano
“Bambola”, Papusza appunto. Sconosciuta ed incompresa, è oggi considerata da
molti la più grande poetessa zingara polacca, anzi “rom”, come spesso la chiamavano: e ne rideva, essendone fiera. Ha vissuto
e patito ogni forma di persecuzione razzista: quella nazista, quella stalinista
e l’incomprensione dei suoi
contemporanei, zingari compresi.
Papuzsa era bella come una bambola ... (S.G. Anderson, Fata) |
Il
frammento di poesia che proponiamo – scritta probabilmente nel 1943 - è una
supplica rivolta alle stelle con gli occhi di una bambina, un grido accorato contro ogni forma cieca di
razzismo.
... con gli occhi di una bambina ... (Auguste Allebè, Le farfalle). |
Lacrime di sangue.
“Nel bosco. Niente acqua,
né fuoco.
Grande la fame.
Dove avrebbero potuto
dormire i bimbi?
Non c’era tenda.
Non avremmo potuto
accendere il fuoco la notte.
Di giorno, il fumo avrebbe
avvisato i tedeschi.
Come vivere con dei bimbi
nel freddo dell’inverno?
Tutti sono scalzi…
Quando decisero di
ucciderci
per prima cosa ci
costrinsero ai lavori forzati.
Un tedesco venne a
trovarci:
Ho cattive notizie per voi.
Vogliono uccidervi
stanotte.
Non ditelo a nessuno.
Sono anch’io uno zingaro
scuro,
del vostro sangue – dico
la verità.
Dio vi aiuti
nella nera foresta.
Dette queste parole
ci abbracciò tutti.
Niente cibo per due tre
giorni.
Tutti a dormire affamati.
Non riuscendo a dormire
fissavamo le stelle.
Dio, come è bella la
vita
ma i tedeschi non ce la
lasciano vivere
ci uccidono senza pietà.
O piccola stella,
tu sei così grande all’alba
così reale è la tua luce
acceca gli occhi ai
tedeschi
mostra loro la strada
sbagliata
torci le loro vie.
No, non mostrargli la
strada giusta!
Conducili per il sentiero
infido,
perché sopravviva il
bambino ebreo,
perché possa vivere il
bambino zingaro.”
(frammento di “Lacrime di sangue”, dalla raccolta Lesie, ojcze mój [Bosco, padre mio] di Papusza, ed.
Nisza, Warszawa 2013).
... dedicato a tutte le donne ... (Shibata Zeshin, Farfalla e rosa selvatica) |
... che ancora non sono libere ... (Mezelenc, Una farfalla favolosa) |
Per
un “lieve” approfondimento della figura di Papuzsa - che comprende anche un segmento del film del 2013 a lei dedicato - invito a consultare su questo blog la pagina
relativa.
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