Charles Pèguy (1873-1914) in un dipinto di J.P. Laurens. |
Figlio, come tutti, della
storia e della cultura del suo tempo, Pèguy è tuttavia colui che non si può
“annettere”, perché ha maturato una filosofia libera da ogni condizionamento ed
esplicita influenza. Inizialmente focoso seguace del partito socialista francese, si
impegna appassionatamente nell’Affaire Dreyfus, schierandosi in difesa di
Dreyfus innocente, vittima di una infame macchinazione antisemita. Si allontana
poi progressivamente dal movimento socialista, fonda i “Cahiers”, che si
propongono di dire sempre null’altro che la verità, e nel 1908 con
il dramma “Giovanna d’Arco” si orienta decisamente ed indelebilmente verso la
fede cattolica cristiana, vissuta sempre in modo tanto intenso quanto
personalissimo, nell'intuizione profonda del legame indissolubile tra lo
spirituale ed il temporale.
La sua biografia si intreccia con la storia della Francia di fine Ottocento ... |
“Perché non hanno forza e grazia per essere della natura,
credono di essere della grazia.
Perché non hanno il coraggio temporale,
credono
di essere entrati nella comprensione profonda dell’eterno.
Perché non hanno il
coraggio d’essere del mondo,
credono d’essere di Dio.
Perché non hanno il
coraggio di scegliere tra i partiti dell’uomo, credono d’aver scelto il partito
di Dio.
Perché non amano nessuno,
credono di amare Dio”
(Charles Pèguy, Oeuvres en prose, 1909-1914,
Gallimard, Paris 1961, 1444)
L’opposizione di Pèguy ad ogni
sistema volto a codificare la realtà in regole fisse, lontane
dall’esperienza concreta, non è mai piaciuta alla critica accademica che
continua a rimproverargli una non ben definita elaborazione dottrinale e
non gli riconosce che un ruolo marginale nel dibattito filosofico.Il pensiero di Pèguy non è racchiudibile in schemi fissi ... |
... è un pensiero duttile ... |
... un pensiero intriso di spiritualità e di poesia ... |
... un pensiero che non si siede su certezze acquisite ... |
.... un pensiero libero e liberante ... |
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