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giovedì 30 ottobre 2014

Pèguy pensatore libero e liberante, a cento anni dalla morte.


Charles Pèguy (1873-1914)  
in un dipinto di J.P. Laurens.
Figlio, come tutti, della storia e della cultura del suo tempo, Pèguy è tuttavia colui che non si può “annettere”, perché ha maturato una filosofia libera da ogni condizionamento ed esplicita influenza. Inizialmente focoso seguace del partito socialista francese, si impegna appassionatamente nell’Affaire Dreyfus, schierandosi in difesa di Dreyfus innocente, vittima di una infame macchinazione antisemita. Si allontana poi progressivamente dal movimento socialista, fonda i “Cahiers”, che si propongono di dire sempre null’altro che la verità,  e nel  1908 con il dramma “Giovanna d’Arco” si orienta decisamente ed indelebilmente verso la fede cattolica cristiana, vissuta sempre in modo tanto intenso quanto personalissimo, nell'intuizione profonda del legame indissolubile tra lo spirituale ed il temporale.


La sua biografia si intreccia 
con la storia della Francia di fine Ottocento ...
Il primo agosto del 1914 riceveva l’ordine di mobilitazione, esattamente il giorno dopo l’assassinio di Jaurès, suo vecchio amico ornai ideologicamente distante. Il 5 settembre cadeva sul fronte della Marna, ucciso dal fuoco nemico.
La sua morte nella battaglia della Marna, 
100 anni or sono ...
“Perché non hanno forza e grazia per essere della natura, 
credono di essere della grazia. 
Perché non hanno il coraggio temporale, 
credono di essere entrati nella comprensione profonda dell’eterno. 
Perché non hanno il coraggio d’essere del mondo, 
credono d’essere di Dio. 
Perché non hanno il coraggio di scegliere tra i partiti dell’uomo, credono d’aver scelto il partito di Dio. 
Perché non amano nessuno, 
credono di amare Dio”
(Charles Pèguy, Oeuvres en prose, 1909-1914, 
Gallimard, Paris 1961, 1444)
L’opposizione di Pèguy ad ogni sistema volto a codificare la realtà in regole fisse, lontane dall’esperienza concreta, non è mai piaciuta alla critica accademica che continua a rimproverargli una non ben definita elaborazione dottrinale e non gli riconosce che un ruolo marginale nel dibattito filosofico.

Il pensiero di Pèguy 
non è racchiudibile in schemi fissi ...
Ma per Pèguy non esiste pensiero se non liberato da ogni intellettualismo, se non aperto all’esperienza e alla realtà variegata della vita, se non duttile, capace di “conoscere” più che “ordinare e controllare”.

... è un pensiero duttile ...
Questa sua singolarità favorisce nel lettore il sorgere di un’empatia che lo pone nella condizione di assaporare la ricchezza del suo mondo interiore, entrare in sintonia con il suo pensiero intriso di spiritualità, di poesia, di passione etica, di sensibilità propria di una persona umile e partecipe dei pro­blemi degli altri, disponibile a rispettare ogni diversità e riconoscere l’altrui onestà. 

... un pensiero intriso 
di spiritualità e di poesia ...
La sua è una filosofia inquieta, che non si placa nelle certezze acquisite ma vuole ascoltare la vita e parlare di ciò che questa le porge nella sterminata varietà dei suoi avvenimenti. 

... un pensiero che non si siede 
su certezze acquisite ...
Péguy propone di guardare se stessi ed il mondo senza schemi precostituiti in cui circoscriverli o ridurli, di pensare e ripensare continuamente i problemi, gli incontri, gli avvenimenti che si presentano: un procedimento ed un itinerario che non finiscono mai di costituirsi e di concludersi.

.... un pensiero libero e liberante ...
Nell’unire in modo indissolubile conoscenza ed espe­rienza, pensiero ed azione, ci edu­ca e ci invita a seguire la vita delle persone dal vivo, a porgere ascolto al “popolo”, a farci carico dell’umanità oppressa dalle ingiustizie, che deve essere liberata e sgravata da qualsiasi servitù non solo economica ma prima di tutto morale ed intellettuale, per avviarla a destini nuovi, al­la formazione di persone nuove, libere anche da chi le ha aiutate a liberarsi. Nella sua inattualità Pèguy è forse più attuale che mai.

... un pensiero 
che può ancora illuminare ....
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