QUANDO IL LAVORO DELLA TESI DI LAUREA DIVENTA OPPURTUNITA’ DI CRESCITA PERSONALE, CULTURALE E DI RISCOPERTA DEL TERRITORIO.
... i libri vanno a costruire la personalità ... (Arcimboldo) |
Introduzione
(a cura di Rossana Rolando).
Dopo il ricco e molto
apprezzato post del 6 marzo 2014 scritto da Elena Bruno e relativo all'Europa, pubblichiamo
questo intervento di Martina Isoleri sulla sua tesi di laurea, non solo per
l’affetto e l’amicizia che a lei ci legano, ma per il valore che attribuiamo
alla sua elaborazione.
Pensiamo che vada valorizzata in un duplice senso.
Anzitutto perché ricostruisce in modo originale e con notevole ampiezza di orizzonti culturali la grande figura di Don Antonio Balletto, alla cui memoria molte persone anche ad Albenga – tanto più nei giorni della Settimana Santa – sono profondamente legate (io stessa ho conosciuto e in parte collaborato con don Balletto quando era direttore della Casa Editrice Marietti e ho ascoltato le sue indimenticabili lezioni nel quartiere di San Fruttuoso a Genova).
In secondo luogo – ed è l’aspetto sul quale per modestia si è soffermata Martina – perché lo sviluppo della sua tesi si è realizzato come un cammino di crescita personale mosso e animato da una vera passione. Non quindi una semplice ricostruzione intellettualistica ed erudita, ma un percorso che ha lasciato un segno in chi lo ha scritto e che eventualmente lo lascerebbe in chi lo potesse leggere.
Sì, perché quello che auspichiamo è proprio la pubblicazione di questo lavoro, per il valore che ha in sé e per il vuoto editoriale che andrebbe a colmare.
Pensiamo che vada valorizzata in un duplice senso.
Anzitutto perché ricostruisce in modo originale e con notevole ampiezza di orizzonti culturali la grande figura di Don Antonio Balletto, alla cui memoria molte persone anche ad Albenga – tanto più nei giorni della Settimana Santa – sono profondamente legate (io stessa ho conosciuto e in parte collaborato con don Balletto quando era direttore della Casa Editrice Marietti e ho ascoltato le sue indimenticabili lezioni nel quartiere di San Fruttuoso a Genova).
In secondo luogo – ed è l’aspetto sul quale per modestia si è soffermata Martina – perché lo sviluppo della sua tesi si è realizzato come un cammino di crescita personale mosso e animato da una vera passione. Non quindi una semplice ricostruzione intellettualistica ed erudita, ma un percorso che ha lasciato un segno in chi lo ha scritto e che eventualmente lo lascerebbe in chi lo potesse leggere.
Sì, perché quello che auspichiamo è proprio la pubblicazione di questo lavoro, per il valore che ha in sé e per il vuoto editoriale che andrebbe a colmare.
La parola a Martina Isoleri.
Chi era Don Balletto? Don Antonio Balletto è stato uomo di
cultura, sacerdote, direttore della casa editrice Marietti per alcuni anni e punto di riferimento per molti genovesi e
ingauni soprattutto negli anni post conciliari. Il mio lavoro di tesi ha
riguardato non tanto il personaggio in sé, quanto la sua collezione libraria
donata alla biblioteca comunale ingauna “S. Comanedi”: quasi 25.000 libri,
ancora in fase di ordinazione e catalogazione.
Una tesi senz’altro insolita,
dettata dalla provvisorietà di una biblioteca ancora in fase di ricostruzione e
con volumi anche lontani dalle mie conoscenze e competenze
scolastico-universitarie. Una tesi che sicuramente ha avuto bisogno di tempo,
ma soprattutto del supporto delle tante persone che hanno voluto aiutarmi in
questo percorso.
Ciò che mi ha sorpreso di più è stato come dal capire man mano la costruzione della biblioteca (dai libri di una filosofia tomista a quelli dei filosofi esistenzialisti; dai manuali di teologia ai volumi di poesia) sia stato possibile anche ricostruire la figura stessa di Don Balletto, un personaggio capace di stare sulla soglia, in grado di cogliere lo spirito nuovo del Concilio Vaticano II attraverso la lettura anticipata di coloro che verranno poi “riabilitati” dal Concilio stesso: Chenu, Congar, Teillard de Chardin, sono solo alcuni dei nomi che risuonano forte nella biblioteca.
Letture che però non teneva per sé, ma che utilizzava per muovere la cultura, per raccontare ai giovani la Bellezza della ricerca della Verità, quella Verità che lui stesso andava ogni giorno ricercando, perché il cristianesimo non può non essere “un insieme di domande”:
Ciò che mi ha sorpreso di più è stato come dal capire man mano la costruzione della biblioteca (dai libri di una filosofia tomista a quelli dei filosofi esistenzialisti; dai manuali di teologia ai volumi di poesia) sia stato possibile anche ricostruire la figura stessa di Don Balletto, un personaggio capace di stare sulla soglia, in grado di cogliere lo spirito nuovo del Concilio Vaticano II attraverso la lettura anticipata di coloro che verranno poi “riabilitati” dal Concilio stesso: Chenu, Congar, Teillard de Chardin, sono solo alcuni dei nomi che risuonano forte nella biblioteca.
Letture che però non teneva per sé, ma che utilizzava per muovere la cultura, per raccontare ai giovani la Bellezza della ricerca della Verità, quella Verità che lui stesso andava ogni giorno ricercando, perché il cristianesimo non può non essere “un insieme di domande”:
“Se devo ricercare, devo porre il dubbio come prima cosa.
San Tommaso ce lo ha insegnato bene, a noi che lo leggevamo da giovani: Ante
omnia, bene dubitare. Si pone un problema: è così o è così? Non è il dubbio
che è poi diventato patologico della modernità: si dubita di tutto; è porre la
questione bene. Molte volte, quando le persone mi dicono di avere dubbi,
rispondo: molto bene! Ci mancherebbe che non li avessi, sono i fanatici che non
li hanno mai (…) Allora vedere che cresce questa dimensione umana del domandarsi,
del dire «Che bello!» o «Che tragico!» sono quelle esperienze umane
fondamentali che io chiamo meraviglia e che a mano a mano diventano domande (…)
Credo che il torto più grande che si possa fare al cristianesimo sia pensare
che la verità cristiana sia un insieme di risposte. Assurdo: la verità
cristiana è un insieme di domande!”
Uno straordinario veicolo da lui utilizzato per meglio
raccontare la Verità cristiana era la poesia: Rebora, Betocchi, Luzi, Sbarbaro,
Caproni e Montale, tutti poeti la cui “fede fu combattuta”.
Studiando (anche solo in minima parte) la biblioteca di Padre Balletto è stato bello sentire l’eco di quel percorso di ricerca e di Bellezza che forse la società di oggi ha un po’ perso, che però ha voglia di riscoprire. Don Balletto credeva nel futuro, e non poteva essere diversamente. Lo dimostrano i tanti volumi presenti sull’integrazione, sul dialogo ecumenico e interreligioso. In uno dei suoi ultimi articoli scriveva:
Studiando (anche solo in minima parte) la biblioteca di Padre Balletto è stato bello sentire l’eco di quel percorso di ricerca e di Bellezza che forse la società di oggi ha un po’ perso, che però ha voglia di riscoprire. Don Balletto credeva nel futuro, e non poteva essere diversamente. Lo dimostrano i tanti volumi presenti sull’integrazione, sul dialogo ecumenico e interreligioso. In uno dei suoi ultimi articoli scriveva:
“Bisogna guidare la possibilità di uno scambio, di un
incontro nel rispetto delle diversità e degli interessi per un futuro di pace.
Nessuno può togliere le diversità: il
confronto fra le sponde, l’intesa, esige, per prima cosa, che si salvino le
caratteristiche autonome che ciascun popolo ha portato avanti (…) Conoscere
significa non solo assumere delle nozioni, ma partecipare ad un cammino,
vedendo come nella storia ci siano stati momenti di incontro bellissimi e anche
di scontri (…) Per me è finito il tempo del confronto e del dialogo, deve
cominciare il tempo della condivisione, della co-costruzione; la gente che
abita queste sponde credo sia chiamata a stringersi la mano, innanzitutto, ma
poi a produrre pane da scambiarsi, pane materiale e pane della cultura. A
scambiarsi segni di libertà, di dignità, di rispetto, costruendo un grande
tessuto insieme, il tessuto dell’umanità di domani. Ho la speranza che questo
verrà, sono certo che può venire, sono certo anche che se non ci si muove, non
verrà”.
Questa biblioteca spero possa trovare la rilevanza che
merita, in modo da ricordare anche ad Albenga (dove Balletto ha voluto che i
suoi libri restassero) che le basi per liberare il futuro non possono
prescindere da una cultura fatta di continua ricerca, aperta ai giovani, e
capace di raccontare Bellezza e Verità.
[I due
articoli sono tratti dal volume: BALLETTO A., TUBINO P., Sacerdoti nelle
città. Esperienze di umanesimo cristiano, a cura di S. Vento, L. Rolandi,
Diabasis, Reggio Emilia 2010]
Gent. le Martina, avrei voluto commentare da giorni il suo bel post ed esprimerLe tutto il nostro ringraziamento. Ma don Rinaldo ha totalizzato in questi giorni i nostri pensieri, i nostri sentimenti e ci ha costretto a scavare la nostra vita nel silenzio di Cellole e nella preghiera della fraternità di Gerusalemme.
RispondiEliminaHo letto su facebook – e mi rammarico che non possano apparire meritoriamente su questo post – i commenti di Donatella, Antonella, Pierpaolo, Patrizia Valdiserra che ha pure condiviso e rilanciato il post, tutti accompagnati da una raffica di “mi piace” che confermano l’attenzione di molti ingauni (non solo quelli che si avvicinano alla mia età anagrafica…) per questa singolare figura di uomo, sacerdote ed intellettuale, che fu don Balletto. Fortuitamente, dietro indicazione di Rossana, anch’io ho avuto la ventura, non di conoscerlo, ma di intravvederlo di sfuggita un paio di volte a Genova, seduto sui gradini di S. Lorenzo, quasi a contemplare, con tenerezza e misericordia, il mondo che intorno a lui pullulava.
Mi auguro che in Comune qualche persona non del tutto sprovveduta senta il bisogno di invitarLa presso l’auditorium di S. Carlo a presentare alla cittadinanza la Sua tesi. Sarebbe un bel modo di servire la città e di promuovere cultura. Un caro saluto e buona Pasqua.