Omaggio ... |
Il 9 aprile 1945 - era il lunedì
dopo la Domenica in Albis – all’età di 39 anni moriva sul patibolo, impiccato
dai nazisti, il teologo protestante DIETRICH BONHOEFFER. “Questa è la fine –
per me è l’inizio della vita” furono le ultime parole, mentre gli aguzzini lo
strappavano ai compagni di prigionia.
Campo di concentramento di Flossembürg. |
Flossembürg, lapide in memoria di Bonhoeffer. |
L'opera che raccoglie le lettere scritte da Bonhoeffer durante la detenzione. |
Oggi questa consapevolezza è ormai un vissuto collettivo, l’evento compiuto della secolarizzazione. Nella città secolare Dio come “ipotesi di lavoro”, come spiegazione o come via d’uscita dai problemi che noi dobbiamo affrontare e risolvere, è “ipotesi inutile” o addirittura illusoria. Il “Deus ex machina” o “il Dio tappabuchi” non serve: l’ “homo religiosus” ha perso la partita della storia, il mondo è diventato adulto, dobbiamo vivere senza Dio, dobbiamo cavarcela da soli. “Non possiamo essere onesti senza riconoscere che dobbiamo vivere nel mondo, etsi Deus non daretur”. Si pone allora “il problema che non mi lascia tranquillo: quello di sapere cosa sia veramente per noi oggi il Cristianesimo o anche chi sia Cristo”.
Opera pubblicata nel 1937. |
Bonhoeffer e i suoi allievi. |
Negli uomini e nelle donne del
nostro tempo Bonhoeffer scopre l’incontro con il Dio vivente: nel loro
esserci Egli si è nascosto, là lo si ritrova e là lo si deve servire.
Nell’esistere per l’altro si ridisegna l’atemporale identità del cristiano e si
delinea la possibilità storica della conciliazione tra la mondanità del mondo e
la trascendenza divina. Affiorano alla mente le consonanze con Mounier, così
vicino e così diverso: l’incarnazione, unica possibile risposta alla
supplica nietzschiana di Zarathustra (“Vi scongiuro. Siate fedeli alla
terra”); la necessità di calarsi nel cuore stesso della miseria, dalla parte
degli “schiacciati”; la protesta contro la coscienza pacificata della
cristianità borghese e la consapevolezza della sua fine (“fu la cristianità”);
la testimonianza come forma pura dell’azione.
L'Etica raccoglie scritti elaborati tra il 1940 e il 1943. |
Affrontando il supplizio
Bonhoeffer testimoniava fino in fondo la sua “Resistenza e Resa”: il resistere,
che è imparare a credere e sperare; il rendersi agli altri, che è amare senza arrendersi.
Grazie alla Comunità monastica di Bose che ha curato alcuni libri su Bonhoeffer. |
Nota di Rossana Rolando.
Invito a leggere ... |
Consideriamo – mio marito ed io –
“Resistenza e resa” come un libro fondamentale nella nostra vita. Tanti sono i
libri che si leggono, molti sono belli, interessanti, appassionanti … ma tra
questi ce ne sono alcuni che eleggiamo a nostri compagni di viaggio perché ci hanno
segnato in maniera indelebile e sono diventati amici per l’esistenza. Sono i
libri che riprendiamo in mano quando abbiamo bisogno di una parola che ci
sorregga e ci conforti … “Resistenza e resa” è uno di quei libri. In esso sono
contenute le lettere scritte da Bonhoeffer ai genitori, all’amico Eberhard
Bethge e alla fidanzata, oltre ad altri brevi scritti e poesie. Per chi non lo
conoscesse è un testo che consigliamo vivamente: non solo a coloro che nutrono
un qualche interesse per le tematiche filosofico teologiche, ma anche a coloro
che intendono conoscere la personalità eccezionale dell’uomo Bonhoeffer: il suo
amore per la vita, per la musica, per la poesia … il suo equilibrio, la finezza
dei suoi sentimenti, la sua profonda fiducia nel bene … tutta quella ricchezza
di umanità che è in grado ancora di trasmettere a chi lo legge.
... i libri che danno luce ... |
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