Da Rossana Rolando
con profonda commozione.
La lucerna accesa ... |
... lungo il tuo cammino ... |
Te ne sei andato in un
giorno di sole e di luce, quella luce che hai sempre voluto gettare nel
guardare le persone e le cose, nel giudicare le situazioni, nell’affrontare i
problemi, la luce che accoglievi dalla tua fede e riversavi su tutto e su tutti
a piene mani ...
Te ne sei andato nel
giorno dell’istituzione sacerdotale, nella festa della vocazione che hai sempre
voluto onorare con la tua vita donata, ogni giorno ogni ora ogni istante, senza
riserve, senza stanchezze, senza mai chiudere la porta …
Te ne sei andato in un
giorno di primavera, allo sbocciare dei fiori, quando tutto è fresco e nuovo,
nel tempo della giovinezza che hai amato con tutte le tue forze, che hai
conservato in te, che hai formato, cresciuto, orientato …
Te ne sei andato senza
avvertire, senza disturbare, in punta di piedi, con discrezione, con
leggerezza, come è sempre stato tuo stile …
Te ne sei andato in un
giorno di attesa, un’attesa che ti ha trovato senz’altro vigile, con la cintura
ai fianchi e la lucerna accesa, senz’altro pronto - tu - non noi …
Te ne sei andato
portando con te un'immensa ricchezza: quella di tutti noi che ti abbiamo voluto
bene, ognuno con il suo ricordo di te, ognuno con qualche esperienza da
raccontare, fosse pure l’uso sempre allegro del vezzeggiativo, sgorbietto,
ravatto, rospetto … o l’abbraccio festoso per tutti... o la dolcezza nascosta
dietro i modi talora burberi e schivi …
Te ne sei andato
lasciandoci il compito di costruire, conservare, condividere la gioia, perché
di questo hai sempre voluto dare testimonianza: le gioia delle celebrazioni, la
gioia della montagna, la gioia dell’ospitalità e dell’incontro, la gioia di
quel messaggio per il quale hai giocato la vita…
Te ne sei andato dai
nostri occhi, hai varcato la soglia dell'Ignoto, sei entrato nel dies
natalis, nel giorno della tua rinascita, come la promessa della fede
chiama il giorno della morte. Da quel Luogo ci guardi e ci accompagni. Così
vogliamo pensarti, così vogliamo credere e sperare.
... il nostro grazie ... |
... per la luce e la gioia che hai diffuso in noi ... |
Da Gian Maria Zavattaro
Io, ultimo arrivato, ho conosciuto don Rinaldo 12
anni fa, quando Lui, trepidante per Rossana, insieme ad altri cinque sacerdoti
nostri amici, ha benedetto il nostro matrimonio. Conserviamo le
Sue parole, insieme a quelle di don Alberto, come faro prezioso e monito per la
nostra vita. E così anch’io ho cominciato, insieme a Rossana, a fare pellegrinaggi
ad Andora (ahimè, toppo pochi, pensando che intanto c’era tanto tempo davanti a noi),
a gustare gl’incontri sempre nuovi e sorprendenti con mamma Elena e l’amicizia
rude e sincera del nostro caro Livio. Presumo
che anche don Rinaldo non fosse esente da difetti. Ma di Lui, oltre le parole, conserviamo semplicemente solo la Sua testimonianza
di fede di speranza e di amore, il Suo esempio, il Suo sorriso rasserenante e
fiducioso, la Sua capacità di incontrare le persone una per una, la Sua
comprensione empatica della storia di ognuno, il Suo invito a ritrovarci nel
nostro quotidiano senza maschere. Nel
lutto, che ha colpito tutti, vale il silenzio più che la parola. Ma in questo
caso la parola può servire ad
incontrarci più a fondo, a non rimuovere da noi il mistero della vita e della persona umana, a scuotere la nostra
fede, a nutrire la nostra speranza in un futuro perenne definitivo incontro totalmente
altro da quelli sinora sperimentati e vissuti, a
vivere serenamente la precarietà del
nostro esserci nel mondo guardando e ricercando l’essenziale, a sapere accogliere tutti, in particolare coloro
che soffrono e vivono in solitudine e non hanno nessuno a cui consegnare la
propria vita.
Oggi, come tre anni fa, ci rendiamo conto della rete di legami che Rinaldo ha costruito intorno a sé, una rete includente che non emargina nessuno, “una comunità” spirituale, come dice bene Carlo Amoretti... e lo sentiamo vicino e “vivo” attraverso la condivisione di una memoria che è comune – perché lo riconosciamo nei ricordi degli altri – ed è, nello stesso tempo, personalissima, perché ciascuno sente di aver avuto una sua parte speciale e unica nel rapporto di amicizia che lo ha legato a don Rinaldo. Questa mi pare, tra le tante eredità, una delle più belle.
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