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venerdì 18 aprile 2014

A don Rinaldo Bertonasco.

Da Rossana Rolando
con profonda commozione.

La lucerna accesa ...
... lungo il tuo cammino ...
Te ne sei andato in un giorno di sole e di luce, quella luce che hai sempre voluto gettare nel guardare le persone e le cose, nel giudicare le situazioni, nell’affrontare i problemi, la luce che accoglievi dalla tua fede e riversavi su tutto e su tutti a piene mani ...

Te ne sei andato nel giorno dell’istituzione sacerdotale, nella festa della vocazione che hai sempre voluto onorare con la tua vita donata, ogni giorno ogni ora ogni istante, senza riserve, senza stanchezze, senza mai chiudere la porta …

Te ne sei andato in un giorno di primavera, allo sbocciare dei fiori, quando tutto è fresco e nuovo, nel tempo della giovinezza che hai amato con tutte le tue forze, che hai conservato in te, che hai formato, cresciuto, orientato …

Te ne sei andato senza avvertire, senza disturbare, in punta di piedi, con discrezione, con leggerezza, come è sempre stato tuo stile …

Te ne sei andato in un giorno di attesa, un’attesa che ti ha trovato senz’altro vigile, con la cintura ai fianchi e la lucerna accesa, senz’altro pronto - tu - non noi … 

Te ne sei andato portando con te un'immensa ricchezza: quella di tutti noi che ti abbiamo voluto bene, ognuno con il suo ricordo di te, ognuno con qualche esperienza da raccontare, fosse pure l’uso sempre allegro del vezzeggiativo, sgorbietto, ravatto, rospetto … o l’abbraccio festoso per tutti... o la dolcezza nascosta dietro i modi talora burberi e schivi …

Te ne sei andato lasciandoci il compito di costruire, conservare, condividere la gioia, perché di questo hai sempre voluto dare testimonianza: le gioia delle celebrazioni, la gioia della montagna, la gioia dell’ospitalità e dell’incontro, la gioia di quel messaggio per il quale hai giocato la vita…

Te ne sei andato dai nostri occhi, hai varcato la soglia dell'Ignoto, sei entrato nel dies natalis, nel giorno della tua rinascita, come la  promessa della fede chiama il giorno della morte. Da quel Luogo ci guardi e ci accompagni. Così vogliamo pensarti, così vogliamo credere e sperare.

... il nostro grazie ...
... per la luce e la gioia 
che hai diffuso in noi ...

Da Gian Maria Zavattaro

Io, ultimo arrivato, ho conosciuto don Rinaldo 12 anni fa, quando Lui, trepidante per Rossana, insieme ad altri cinque sacerdoti nostri amici,  ha  benedetto il nostro matrimonio. Conserviamo le Sue parole, insieme a quelle di don Alberto, come faro prezioso e monito per la nostra vita. E così anch’io ho cominciato, insieme a Rossana, a fare pellegrinaggi ad Andora  (ahimè, toppo pochi, pensando  che intanto c’era tanto tempo davanti a noi), a gustare gl’incontri sempre nuovi e sorprendenti con mamma Elena e l’amicizia rude e sincera del nostro  caro Livio. Presumo che anche don Rinaldo non fosse esente da difetti. Ma di Lui, oltre le parole, conserviamo semplicemente solo la Sua testimonianza di fede di speranza e di amore, il Suo esempio, il Suo sorriso rasserenante e fiducioso, la Sua capacità di incontrare le persone una per una, la Sua comprensione empatica della storia di ognuno, il Suo invito a ritrovarci nel nostro quotidiano senza maschere.  Nel lutto, che ha colpito tutti,  vale il silenzio più che la parola. Ma in questo caso la parola può servire ad incontrarci più a fondo, a non rimuovere da noi il mistero della vita e  della persona umana, a scuotere la nostra fede, a nutrire la nostra speranza in un futuro perenne definitivo incontro totalmente altro da quelli sinora sperimentati e vissuti,  a vivere serenamente la precarietà del nostro esserci nel mondo guardando e ricercando l’essenziale,  a sapere accogliere tutti, in particolare coloro che soffrono e vivono in solitudine e non hanno nessuno a cui consegnare la propria vita.
 
... per averci ricordato il mistero della vita 
e della persona umana ...

1 commento:

  1. Oggi, come tre anni fa, ci rendiamo conto della rete di legami che Rinaldo ha costruito intorno a sé, una rete includente che non emargina nessuno, “una comunità” spirituale, come dice bene Carlo Amoretti... e lo sentiamo vicino e “vivo” attraverso la condivisione di una memoria che è comune – perché lo riconosciamo nei ricordi degli altri – ed è, nello stesso tempo, personalissima, perché ciascuno sente di aver avuto una sua parte speciale e unica nel rapporto di amicizia che lo ha legato a don Rinaldo. Questa mi pare, tra le tante eredità, una delle più belle.

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