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martedì 27 agosto 2013

La sfida per una nuova rinascita.


Ottantun anni fa, nell’ottobre 1932, il giovane Emmanuel Mounier pubblicava il primo numero di “Esprit”:  una rivista,  oggi ancora ben presente nel panorama europeo, che soprattutto nel secondo dopoguerra  è stata il punto di riferimento per molti cattolici italiani.  Mounier – chi ne conosce il pensiero e l’opera lo sa bene – è  stato in Italia voce ispiratrice del Vaticano II. Ed ancor oggi, nella sua inattualità,  offre spunti  formidabili di riflessione in questo “tempo di privazione”. 

Di fronte alla crisi generale degli anni ’30 il giovane Mounier  nel primo numero di “Esprit” dell’ottobre 1932 lanciava la sua sfida: “Refaire la Renaissance”.  Non il rinascimento  individualista  ed aristocratico dei libri di storia, ma la rinascita articolata su due poli, persona e comunità. Anche oggi eventi e misfatti di ogni genere, dentro e fuori l’Italia, sembrano segnare la fine di un  mondo: guerre  civili, stragi del terrore, uso spietato e sprezzante delle armi più micidiali contro donne e bambini  innocenti, spirali di corruzione, incubi di apocalittiche migrazioni di massa, vecchi e nuovi partiti asfittici, vecchi e nuovi egoismi che fanno lega, tutti perduti  nell’ “inferno della stupidità”. “La putrefazione  del mondo moderno – scriveva Mounier – è così avanzata e così radicata che è necessario che tutta la massa verminosa crolli affinché nuovi germogli spuntino”.

Il giovane Mounier  riteneva che la ribellione e l’indignazione fossero il primo passo necessario contro il “disordine stabilito”, l’egoismo dei sepolcri imbiancati, l’alibi del disincanto e della rassegnazione, le insulse piccinerie in cui si prostituiscono le cose dello spirito. L’indignazione si  traduceva in un irresistibile bisogno di presenza e di impegno. Per Mounier cristiano ciò significava prima di tutto testimoniare la rottura tra ordine cristiano e disordine stabilito. E chiariva che non si trattava solo di prendere coscienza, ma di prendere posizione contro un disordine troppo esteso  e troppo tenace per essere combattuto senza versare nulla, senza una revisione dei valori, senza una riorganizzazione della classe dirigente, senza reclamare volti nuovi.

 L’impegno per Mounier non era dato dalla scelta del partito, ma dal cambiamento personale, dalla testimonianza come fedeltà permanente alla verità. Le condizioni che intravedeva per una possibile rinascita civile sono, nella loro inattualità, così attuali da poter essere riproposte almeno come provocazione:

- un ideale cenacolo di donne e uomini perfettamente liberi che, al di là delle diversità di parte e di fede, innanzitutto si prefiggono di dire la verità, niente altro che la verità, disposti ad accordarsi su  una visione  della  società  in cui il fondamento siano  i diritti-doveri delle persone   

-  persone disposte anche all’assunzione di responsabilità pubbliche e radicate nell’abitudine a vedere tutti i problemi dal punto di vista del bene della comunità umana e non dei capricci e dei profitti individuali    

-  persone  capaci di  unire forza e generosità, mistica e politica, senza curarsi né di referenze né di deferenze.

Non temeva né l’accusa di utopia né i rischi dello scacco.  Alla “sicurezza degli arrivati” ed “al male di vivere degli anemici della lotta spirituale” opponeva la “plenitudine tragica” della fede cristiana che, pur nell’esperienza quotidiana della notte e del deserto, pur portando “il tragico ai vertici”, rifiuta la disperazione perché trabocca di speranza. Il suo non era un Cristianesimo di gente tranquilla: era di vasto respiro, segnato dalle virtù della fortezza  e della carità, “virtù di fuoco”, che non servono certo da prestanome alla debolezza. E così ritrovava il senso dell’avventura umana e (per lui) cristiana.

Oggi tocca  a noi. Quanti sono pronti?





Luce che filtra nel buio




3 commenti:

  1. Questo post ispirato a Mounier mi induce a pensare che il nome dato al blog: "Persona e comunità" abbia la stessa provenienza culturale. Forse sono parole da riscoprire: cosa vuol dire essere persona oggi? cosa si intende per comunità?

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  2. "Che luce!" direbbe sicuramente Mounier vedendo questa immagine e leggendo il blog.
    Non conoscevo e non conosco appieno Mounier, ma questo post mi ha incuriosita e invogliata a leggere qualcosa dei suoi scritti. Grazie

    ( una domanda: che differenza sostanziale c'è fra il pensiero di Mounier e quello di Maritain? )

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  3. Grazie per questo contributo che rappresenta un arricchimento importante, soprattutto perché spinge nella direzione dell'approfondimento di alcuni riferimenti del post. Perciò, a proposito della differenza tra il pensiero di Mounier e quello di Maritain, ho provato a tracciare alcune linee sintetiche esposte in pagine, link laterale, visibili all'apertura del blog.

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