«C’era una volta uno stolto così insensato che era chiamato il
golem [stupido, uomo senza
intelligenza].
Quando si alzava al
mattino gli riusciva così difficile ritrovare gli abiti che alla sera, al solo
pensiero, spesso aveva paura di andare a dormire.
Finalmente una sera si
fece coraggio, impugnò una matita e un foglietto e, spogliandosi, annotò dove
posava ogni capo di vestiario.
Il mattino seguente si
alzò tutto contento e prese la sua lista:
“il berretto: là”, e se
lo mise in testa;
“i pantaloni: lì”, e se
li infilò;
e così via fino a che
ebbe indossato tutto.
“Sì, ma io, dove sono?
– si chiese all’improvviso in preda all’ansia – dove sono rimasto?”.
Invano si cercò e
ricercò: non riusciva a trovarsi.
Così succede anche a noi».
(M. Buber, Il cammino dell'uomo, ed. Qiqajon, pp. 47 - 48).
(M. Buber, Il cammino dell'uomo, ed. Qiqajon, pp. 47 - 48).
Dove sono io? |
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