Da
Eliot
Canto di Simeone
Signore,
i giacinti romani fioriscono nei vasi
e
il sole d’inverno rade i colli nevicati:
l’ostinata
stagione si diffonde …
La
mia vita leggera attende il vento di morte
come
piuma sul dorso della mano.
La
polvere nel sole e il ricordo negli angoli
attendono
il vento che corre freddo alla terra deserta.
Accordaci
la pace.
Molti
anni camminai tra queste mura,
serbai
fede e digiuno, provvedetti
ai
poveri, ebbi e resi onori ed agi.
Nessuno
fu respinto alla mia porta.
Chi
penserà al mio tetto, dove vivranno i figli dei miei figli
quando
arriverà il giorno del dolore?
Prenderanno
il sentiero delle capre, la tana delle volpi
fuggendo
i volti ignoti e le spade straniere.
Prima
che tempo sia di corde verghe e lamenti
dacci
la pace tua.
Prima
che sia la sosta nei monti desolati,
prima
che giunga l’ora di un materno dolore,
in
quest’età di nascita e di morte
possa
il Figliuolo, il Verbo non pronunciante ancora e
impronunciato
dar
la consolazione d’Israele
a
un uomo che ha ottant’anni e che non ha domani.
Secondo
la promessa
soffrirà
chi Ti loda a ogni generazione,
tra
gloria e scherno, luce sopra luce,
e
la scala dei santi ascenderà.
Non
martirio per me – estasi di pensiero e di preghiera –
né
la visione estrema.
Concedimi
la pace.
(Ed
una spada passerà il tuo cuore,
anche
il tuo cuore).
Sono
stanco della mia vita e di quella di chi verrà.
Muoio
della mia morte e di quella di chi poi morrà.
Fa’
che il tuo servo partendo
veda
la tua salvezza.
(E.
Montale, Quaderno di traduzioni, in L’opera in versi, Einaudi, Torino 1980, pp. 740-741).
Post per la zia: dai un'occhiata a quello che ti pice di più che poi lo inseriamo. NON farlo da sola che prima lo proviamo da un'altra parte per non far casini! http://www.creareblog.org/2008/05/tre-servizi-per-sostituire-la-gestione.html
RispondiEliminaP.S. sono Matteo